Pochi mesi fa, le TV di tutto il mondo ci avevano trasmesso le immagini di una Bielorussia in rivolta contro il suo presidente Alexander Lukaschenko, reduce dall’ennesima vittoria farlocca, ma che stavolta a tanti cittadini non è andata davvero giù. Per la prima volta da quando è al potere, cioè dal 1994, persino il Cremlino ha voluto prendere pubblicamente le distanze dallo “zar” di Minsk. Del resto, le relazioni diplomatiche con Mosca si sono affievolite negli ultimi anni, specie da quando Vladimir Putin si è messo in testa che la Bielorussia debba tornare a fare parte della Federazione Russa.
Spaventato come non mai di perdere il potere, Lukaschenko in estate aveva promesso una riforma costituzionale, varata la quale non si sarebbe più ricandidato alla presidenza. Essa sarebbe dovuta passare attraverso un referendum popolare, ma non appena le acque si sono placate e le proteste, forse complice l’arrivo dell’inverno, sono rientrate, non se n’è fatto più nulla. Questo non significa, come vedremo, che la situazione politica a Minsk sia sotto controllo.
Bielorussia, Lukaschenko al capolinea e la Russia di Putin non starà a guardare
Perché vi diciamo questo? Nel giugno scorso, prima delle elezioni presidenziali, il governo aveva emesso due Eurobond per complessivi 1,25 miliardi di dollari. Nei dettagli, la scadenza 24 febbraio 2026 e cedola 5,875% (ISIN: XS2120091991) venne piazzata tra gli investitori a 98,799 centesimi, l’altra in data 24 febbraio 2031 e cedola 6,378% (ISIN: XS2120882183) alla pari. Oggi, il primo titolo quota a poco meno di 102, il secondo a 102,75. In termini di rendimento, offrono rispettivamente il 5,20% e il 6,08%. Hanno guadagnato l’uno il 13% e l’altro il 12% dal giorno in cui hanno iniziato ad essere tradati sul mercato secondario, cioè a settembre. Queste cifre risultano in sostanziale linea con un altro bond in dollari, emesso nel 2017 e in scadenza il 28 febbraio 2023 con cedola 6,875% (ISIN: XS1634369067). Anch’esso guadagna il 13% dai minimi toccati durante le proteste di agosto, offrendo oggi un rendimento del 4,56%.
Bond Bielorussia rischiosi e poco redditizi
Rispetto ai Treasuries di pari durata, parliamo di spread rispettivamente in area 445, 480 e 510 punti base lungo le tre scadenze. Sembrano elevati, specie in una fase di rendimenti nulli o negativi in gran parte del mondo avanzato, ma se si ponderano i rischi concreti che si corrono, non lo sono affatto. Tutt’altro. La Bielorussia segnala fondamentali molto negativi. Pur con un rapporto debito/PIL sotto il 50% prima della pandemia, i suoi rating sono B per S&P e Fitch (entrambi con outlook negativi) e B3 per Moody’s. Insomma, titoli “spazzatura”. In effetti, ora che Joe Biden si accinge ad entrare alla Casa Bianca, gli USA potrebbero mettere Minsk nel mirino per possibili sanzioni a seguito delle ripetute violazioni dei diritti umani. La linea dura americana seguirebbe quella applicata dall’amministrazione Obama contro la Russia sull’annessione della Crimea, già parte dell’Ucraina.
Una delle principali sanzioni di cui si vocifera sarebbe l’espulsione della Bielorussia dallo SWIFT, il sistema dei pagamenti internazionali. Lukaschenko non avrebbe più modo per rivolgersi ai mercati per ottenere capitali e il rifinanziamento dei debiti in scadenza diverrebbe difficile, se non impossibile. Il livello delle riserve valutarie, a 7,74 miliardi di dollari, si mostra abbastanza basso, sufficiente a coprire le importazioni per soli tre mesi. Ma si consideri che la bilancia commerciale e le partite correnti esitano entrambi saldi negativi e tendenzialmente cronici, per cui “divorano” i dollari in cassa. Risultato: rublo bielorusso a -23% contro l’euro quest’anno. E se il deprezzamento del cambio lenisce la pressione sulle riserve, d’altra parte rende più costoso il debito contratto in valuta estera. In casi estremi, Mosca potrebbe anche tornare a salvare l’alleato recalcitrante, ma verosimilmente pretendendo un cambio di regime.
La Bielorussia potrebbe rinegoziare il debito, Lukaschenko ammette la crisi fiscale