Il 2020 che si sta per concludere ha visto crollare i rendimenti obbligazionari pressappoco in tutti i mercati, avanzati in testa. Per i BTp è stato un anno da incorniciare, con il rendimento a 10 anni che ha aperto all’1,40% per scendere in area 0,50%, aggiornando i minimi storici. I guadagni per i titoli di stato italiani si sono avuti lungo l’intera curva delle scadenze. Basti pensare che il BTp 2067, il bond sovrano più longevo in circolazione, offra ormai solo l’1,55%. E dire che i rendimenti italiani restano i più alti in Europa, insieme a quelli greci.
Ad ogni modo, il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa dell’economia globale. Il PIL è atteso rimbalzare un po’ ovunque, Italia compresa. Le vaccinazioni contro il Covid sono iniziate in Inghilterra e in questi giorni debuttano anche nel nostro Paese, cariche della speranza di metterci alle spalle l’incubo sanitario più temuto nel mondo avanzato da 100 anni a questa parte. Man mano che le campagne di vaccinazione saranno massive, le restrizioni imposte dai governi per limitare i contagi verranno allentate per essere del tutto abbandonate. Non sentiremo più parlare – questo l’auspicio credibile – di coprifuoco, “lockdown”, chiusure, assembramenti, distanziamento sociale e forse neppure di mascherine. La scioccante terminologia simil-bellica entrata a far parte delle nostre vite sarà alle spalle.
Ma ripresa economica e ritorno alla normalità farebbero il paio con la reflazione. I risparmi lievitati in questi mesi finiranno verosimilmente con gradualità per essere spesi almeno in buona parte, alimentando i consumi e spingendo in alto i prezzi. Non sarà un meccanismo automatico, perché molto dipenderà anche dai ritmi con cui le imprese svuoteranno i magazzini. Comunque, difficile che i prezzi continueranno a scendere con tutta questa liquidità disponibile, sostenuta dalle banche centrali. E quando si passerà dal segno meno al segno più e, soprattutto, se la crescita tendenziale dei prezzi imboccherà la strada per arrivare almeno all’1% nel breve termine, per i bond sarà uno stravolgimento.
L’inflazione nel 2021 determinerà il successo o il flop nel breve termine di questi bond
Il riparo nei bond “inflation-linked”
I cali riguarderanno particolarmente le scadenze più lunghe, ma non saranno realmente generalizzati. I titoli indicizzati all’inflazione si riveleranno vincenti. In Italia, abbiamo due tipologie di bond pubblici di questo tipo: BTp€i e BTp Italia. I primi tutelano dall’inflazione dell’Eurozona, i secondi da quella italiana. Concentriamoci sui primi e per una ragione specifica: le probabilità che la ripresa, alias reflazione, attecchisca prima nel resto dell’unione monetaria che in Italia sono elevate, dato quanto accaduto dopo la crisi finanziaria globale del 2008-’09. Prendiamo il BTp€i 15 maggio 2030 e cedola reale 0,40% (ISIN: IT0005387052): oggi offre un rendimento del -0,19%, che si confronta con lo 0,48% del bond di pari durata, segnalando aspettative d’inflazione europea allo 0,67%. Dunque, gli investitori si aspetterebbero che i prezzi medi nell’area crescano di due terzi di punto percentuale all’anno per i prossimi circa 9 anni e mezzo. Poco, ma neppure troppo meno dello 0,80% atteso prima del Covid, quando a inizio anno il BTp€i offriva circa lo 0,60% e il BTp ordinario l’1,40%.
Con la reflazione europea, prenderemmo due piccioni con una fava: cedole più generose, ma a fronte di una perdita del potere di acquisto non necessariamente di pari misura in Italia. In più, i prezzi del bond lieviterebbero per la fuga dei capitali verso il segmento “inflation-linked”. Attenzione, questa seconda ipotesi sarebbe veritiera se i rendimenti reali dei bond con cedola fissa resteranno bassi, aiutati dagli stimoli monetari della BCE. Se così non fosse, i rendimenti nominali dei bond ordinari si trascinerebbero dietro quelli dei BTp€i e i prezzi di entrambi gli assets cederebbero.
BTp€i 2030: questo bond vi regalerà soddisfazioni anche se l’Italia andasse male