Quando siamo agli sgoccioli di questo 2020 a dir poco particolare, il bilancio per i metalli preziosi si mostra decisamente positivo. Quest’anno, le quotazioni dell’oro sono salite di circa il 25%, quelle dell’argento del 47%. Questo pomeriggio, il primo si attestava in area 1.894 dollari l’oncia, il secondo a quasi 27 dollari, ai massimi da settembre. Il rapporto tra i due giace di poco sopra 71, un valore decisamente inferiore a quel 76 di fine novembre, che ci segnala come l’argento a dicembre sia rincarato ben più dell’oro (+12% contro +4,5%).
Oro e argento stanno lanciando segnali confusi sull’economia mondiale
E 80 è il valore storico di riferimento per il rapporto tra i due prezzi, sopra il quale l’oro risulterebbe iper-comprato. Sotto 60, invece, si mostrerebbe iper-venduto, per cui ai valori odierni possiamo affermare che il prezzo del metallo sarebbe abbastanza “fair”. Peraltro, esso risulta anche in linea con i livelli di inizio agosto, quando l’oro toccò i suoi nuovi massimi storici a quasi 2.040 dollari l’oncia.
Ad ogni modo, il segno positivo e a doppia cifra per l’oro di quest’anno è stato il frutto della fuga dei capitali verso i “safe assets” con il diffondersi della pandemia. Oltretutto, il crollo dei rendimenti obbligazionari ha reso il metallo un asset ancora più appetibile, pur sprovvisto di cedola. Quanto all’argento, il suo forte apprezzamento nelle ultime settimane sarebbe un buon segnale per le prospettive di ripresa dell’economia globale nel 2021.
I segnali dai due metalli
A differenza dell’oro, il silver è impiegato perlopiù a scopo industriale, per cui risente delle oscillazioni della produzione, specie in comparti come l’elettronica di consumo e, da ultimo, le energie rinnovabili. Dunque, il boom sarebbe conseguenza delle previsioni della maggiore domanda per applicazioni nel ciclo produttivo, evidentemente a seguito della ripresa dei consumi e della fine attesa delle restrizioni anti-Covid.
In definitiva, il 2021 sarebbe un anno di ripresa dell’economia globale, ma in una condizione di “lowflation”. Almeno è quanto starebbe scontando il mercato sino ad oggi, anche dando un’occhiata ai rendimenti dei bond. Se vogliamo, sembra uno scenario ideale per continuare a godere dei bassi tassi e al contempo dei benefici del ritorno alla crescita. Per contro, segnalerebbe anche che il ritorno ai livelli economici pre-Covid non sarebbe immediato. In effetti, il petrolio resta di oltre il 20% meno caro rispetto a inizio anno, malgrado i maxi-tagli all’offerta decisi dall’OPEC Plus. Altro indizio che non sentiremmo parlare così presto di inflazione.
Il mercato dell’argento fa meglio dell’oro e le prospettive restano interessanti