Josep Bartomeu ha lasciato una squadra depressa sotto tutti i punti di vista, al netto delle vicissitudini legate all’emergenza Covid. Il Barcellona rischia seriamente nei prossimi mesi sul piano finanziario. Ha chiuso l’ultimo esercizio con un debito lordo monstre da 1,173 miliardi di euro, anche se al netto scende a 488 milioni. Il problema è che 730 milioni sono le scadenze a breve, cioè entro i 12 mesi. Di questi, 266 milioni sono esposizioni verso le banche (90 milioni i prestiti della sola Goldman Sachs) entro il 30 giugno.
La pandemia ha zavorrato i conti, con i ricavi scesi del 14% a 855 milioni, -18% rispetto alle previsioni, che erano di quasi 200 milioni di fatturato più alto. Le perdite per lo scorso esercizio sono stare pari a 97 milioni, anche se il club stima che senza il Covid avrebbe maturato un utile di poco superiore al milione di euro. Malgrado l’emergenza, i catalani continuano a fatturare parecchio e, in un certo senso, ciò dovrebbe rassicurare i creditori. Per contro, preoccupa il dato estremamente negativo del capitale circolante nel 2020: -604 milioni. Significa che la società non riesce a generare liquidità con cui affrontare i pagamenti. E per l’anno in corso, le previsioni non sono positive: i ricavi dovrebbero scendere ulteriormente a 791 milioni. Le cifre si basano su un’attesa prudente di tifosi allo stadio mediamente per il 25% della capienza.
La crisi finanziaria non è certo un’esclusiva del Barça. Il Real Madrid ha accumulato debiti lordi per 901 milioni, 355 milioni netti. E l’European Club Association ha stimato in 4 miliardi di euro le perdite accusate dal calcio nel Vecchio Continente. Ma i catalani non possono crogiolarsi del mal comune, perché già hanno superato la soglia-limite imposta dalla Liga per gli stipendi, cioè il 70%.
La crisi del Barcellona di Messi: stipendi quasi dimezzati e debiti più che raddoppiati con il Covid
Lo scoop sul maxi-stipendio di Messi
Ma i cattivi segnali si moltiplicano. A dicembre, gli stipendi ai giocatori non sono stati pagati, così come neppure a febbraio. I pagamenti dovrebbero avvenire questo mese, ma sta di fatto che rimangono insostenibili. E proprio nel fine settimana è arrivato lo scoop di El Mundo. Il quotidiano sportivo spagnolo ha svelato le cifre record del contratto di Lionel Messi. L’argentino ha percepito 555 milioni e 237 mila euro lordi negli ultimi 4 anni. Di questi, gliene sono stati pagati 510 milioni, il resto dovrebbe essergli versato entro giugno, quando il contratto scadrà e il giocatore sarà libero di andare dove vuole, con ogni probabilità al Paris-Saint-Germain. Si è scoperto che 115 milioni gli furono versati all’atto della firma del nuovo contratto, mentre altri 78 come bonus fedeltà.
Parliamo di poco meno di 139 milioni all’anno, cifre note già da anni ufficiosamente, ma che ora che sono state rese note hanno mandato su tutte le furie tifosi, opinione pubblica e le stesse parti interessate. Il Barcellona nega di essere dietro alla fuga di notizia e annuncia possibili azioni legali contro il quotidiano per avere pubblicato parti riservate di un contratto privato. Ma viene il sospetto che qualcuno abbia volutamente fatto trapelare le cifre dagli uffici societari, al fine di accrescere la pressione sull’attaccante argentino e ottenere un taglio del maxi-stipendio ancora da corrispondergli entro giugno.
Dopo la sconfitta casalinga contro la Juve per 3 reti a 0, si guarda con apprensione alla sfida contro il PSG nella gara agli ottavi. Il problema è che con questi numeri, l’allenatore olandese Ronald Koeman non potrà pretendere né acquisti eccellenti, né ingaggi a titolo definitivo o con cartellino, ma per il momento solamente ingaggi di giocatori contrattualmente svincolati o in prestito. Lo stesso Lautaro Martinez dall’Inter arriverebbe almeno in una prima fase proprio con la formula del prestito con diritto di riscatto per non gravare su un unico esercizio, sempre che la società nerazzurra accetti di liberarsi dell’argentino. Come 20 anni fa, quando in squadra arrivò Messi, i catalani dovranno tornare a puntare sui giovani per necessità. D’altra parte, se avessero l’impellenza di fare cassa, avrebbero diversi assets allo scopo: Antoine Griezman e Ousman Dembélé varrebbero sul mercato almeno 100 milioni di euro ciascuno. Ma venderli significherebbe smantellare una squadra, proprio quando verrà meno dopo questo campionato il riferimento degli ultimi due decenni, cioè Messi. I tempi della spacconeria finanziaria, frutto anche di mala gestio, sembrano per il momento proprio finiti. E non solo per il Barça.
Perché Messi resta al Barcellona e i catalani rinunciano a incassare almeno 100 milioni