Assistere a un’impennata dei rendimenti obbligazionari in poche settimane e un’accelerazione notevole nel giro di una sola seduta è davvero anomalo di questi tempi. Con i tassi azzerati praticamente ovunque, la liquidità fluisce abbondantemente pressappoco su ogni mercato. Ma se si guarda il grafico della curva sovrana in Nigeria è accaduto qualcosa di realmente interessante. A novembre, i rendimenti a 10 anni erano crollati fino a un minimo del 4%, quelli a 2 anni erano scesi fin sotto lo 0,50% a inizio dicembre. Livelli davvero ridicoli per un emittente “junk”, i cui rating sono decisamente negativi per le principali agenzie internazionali: B- per S&P, B per Fitch e B2 per Moody’s.
Ma ieri, il decennale offriva quasi il 10,20% e il biennale sopra il 2%. Solamente nella giornata di lunedì, i rendimenti sono saliti rispettivamente di oltre 130 e 10 punti base. Cos’è successo? La banca centrale ha collocato sul mercato titoli del debito, chiamati OMO, a rendimenti quasi doppi rispetto alla precedente emissione. Gli investitori ne hanno dedotto l’arrivo di una stretta monetaria, anche perché i dati macro deporrebbero a favore di una simile ipotesi. A dicembre, l’inflazione nel paese africano è stata del 15,75%, mentre i tassi restano fissati all’11,50%. Dunque, il costo del denaro reale nigeriano risulta nettamente negativo.
Debito “spazzatura” con rendimenti più bassi delle emissioni in dollari
Debito nigeriano ad alto rischio anche per il cambio
Peraltro, per contrastare il collasso delle quotazioni petrolifere, Lagos ha svalutato il cambio due volte nel corso del 2020 e per un 20% cumulato. Malgrado ciò, le riserve valutarie sono ugualmente scese, pur non drasticamente, a 35,3 miliardi di dollari. Il rialzo dei rendimenti non sta riguardando tutti i bond. Quelli denominati in valuta estera continuano ad apprezzarsi, con la scadenza febbraio 2032 e cedola 7,875% (ISIN: XS1566179039) a rendere meno del 6,15%, segnando un rincaro da inizio anno dell’1,7%.
In realtà, erano anomali i livelli di rendimento dei mesi passati, quando erano arrivati a scendere sotto quelli dei bond in dollari. Era successo che la banca centrale aveva sospeso l’emissione di OMO dalla fine del 2019. Senza più titoli sui quali impiegare la liquidità, i fondi locali erano finiti per buttarsi su quelli sovrani, facendone esplodere i prezzi e crollare i rendimenti. Ma adesso che gli OMO sono tornati, questo fenomeno sta venendo parzialmente meno, a fronte di una reflazione abbastanza preoccupante. E proprio per drenare liquidità servono gli OMO, così da contenere la crescita dei prezzi al consumo.
Peraltro, se qualcuno avesse ancora in testa di investire sul debito locale nigeriano, dovrebbe fare i conti con una possibile nuova svalutazione del cambio, suggerita dall’andamento della valuta sul mercato nero. Un dollaro scambia contro circa 475 naira, il 20% più debole del rapporto fissato dalla banca centrale. D’altro canto, il recupero delle quotazioni petrolifere impatterebbe positivamente sia sulle riserve valutarie che sui conti pubblici, essendo la Nigeria fortemente dipendente dall’esportazione della materia prima. Ma il basso grado di indebitamento (circa il 20% del PIL) non tragga in inganno: Lagos dispone di scarse entrate con cui fronteggiare le scadenze.
I bond in dollari della Nigeria offrono rendimenti alle stelle e restano rischiosissimi