L’EMA, l’Agenzia del farmaco europea, ha rilasciato l’autorizzazione a Johnson & Johnson per commercializzare nell’Unione Europea il suo vaccino anti-Covid. La notizia è stata resa nota ieri dalla stessa autorità, che con un tweet ha voluto rimarcare il fatto che si tratti del primo vaccino monodose contro la pandemia in corso a cui è stato dato il via libera nella UE. L’esito era atteso da giorni e scontato dopo il via libera della Drug & Food Administration.
La UE ha prenotato 400 milioni di dosi, di cui 200 milioni sono attese entro la fine dell’anno. Di questi, 55 milioni dovrebbero arrivare già nel secondo trimestre, sebbene nei giorni scorsi sia circolata la notizia ufficiosa che la casa farmaceutica americana non sarebbe in grado di consegnare le forniture promesse, ma arriverebbe solo alla metà. J&J non ha confermato, né smentito l’indiscrezione, limitandosi a rassicurare sulla fornitura di tutte le 200 milioni di dosi promesse entro l’anno.
Quanto all’Italia, 7,3 milioni di dosi dovrebbero arrivarci entro fine giugno e 27 milioni nell’intero 2021. Il costo sostenuto dalla UE per fiala è di 7 euro. Se le consegne venissero rispettate, da solo il vaccino J&J consentirebbe al nostro Paese di immunizzare il 12% della popolazione entro il secondo trimestre e quasi la metà entro l’anno.
I timori su AstraZeneca, aspettando anche lo Sputnik
Disporre di un numero elevato di vaccini differenti contribuirà ad allentare la dipendenza da una sola casa farmaceutica e, non marginalmente, a rassicurare la popolazione.
Tornando a J&J, nei fatti dimezzerà i tempi della vaccinazione in corso per via dell’assenza dei richiami. Lo stesso varrebbe per Sputnik V, il vaccino russo allo studio dell’EMA e che in caso ricevesse l’autorizzazione accrescerebbe la pressione sulla Commissione europea per fare domanda a Gamaleya di rifornire la UE. Tuttavia, ad oggi non risulta pervenuta alcuna richiesta di immissione in commercio da parte di Mosca, condizione preliminare per ottenere il via libera. Ma non saranno le formalità a bloccare l’eventuale commercializzazione anche in Europa dello Sputnik, rivelatosi efficace nel 91,6% dei casi, quanto le tensioni geopolitiche tra UE e Russia.
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