Oltre all’Ape sociale, il Recovery Plan dovrebbe confermare anche Opzione Donna, misura già esistente in scadenza a fine 2021. La Legge di Bilancio 2021 ha già prolungato questa misura che scadeva a fine 2020.
Si tratta di un sistema pensato per le donne che consente loro di andare in pensione in anticipo rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia ed altre soluzioni di pensione anticipata.
Opzione Donna è disciplinata dall’art. 1, comma 9 della Legge Maroni (n. 243 del 23 agosto 2004).
Nel ricordare requisiti e condizioni di questa agevolazione, ci chiediamo: l’assegno contributivo è troppo penalizzante?
Opzione Donna: requisiti anagrafici e contributivi
L’Opzione Donna 2021 è un meccanismo di pensionamento rivolto a lavoratrici dipendenti (del settore pubblico e privato) ed autonome.
Per accedervi, bisogna possedere i seguenti requisiti anagrafici e contributivi:
– almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi (per le lavoratrici dipendenti);
– almeno 59 anni e 35 anni di contributi (per le autonome).
Devono aver compiuto l’età prevista entro il 31 dicembre 2020: in ogni caso, una volta cristallizzato il diritto all’accesso entro il 31/12/2020, si può presentare domanda anche dopo 4-5 anni.
Spetta esclusivamente alle lavoratrici iscritte all’AGO (assicurazione generale obbligatoria) e ai fondi sostitutivi o esclusivi in possesso di contribuzione al 31/12/1995. Non rientrano nell’agevolazione le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS.
L’assegno contributivo Opzione Donna è troppo penalizzante?
Le penalizzazioni legate a Opzione Donna 2021 ci sono e sono pesanti: possono comportare un taglio previdenziale fino al 30%.
Il punto critico è il meccanismo di ricalcolo interamente contributivo, più penalizzante del sistema retributivo
Bisogna considerare anche la decorrenza del primo assegno previdenziale, la questione della ‘finestra mobile‘. Con questo sistema l’erogazione dell’assegno avviene dopo un anno dal raggiungimento dei requisiti (per le lavoratrici dipendenti) e dopo 18 mesi (per le autonome).
Inoltre, è necessaria per le lavoratrici dipendenti la cessazione del rapporto di lavoro, mentre non è richiesta alle autonome.
Opzione Donna è penalizzante soprattutto se gli anni di contribuzione versati fino al 1996 sono parecchi.
Fare domanda 4-5 anni dopo aver raggiunto l’età anagrafica prevista conviene?
No, non conviene. Decidere di lavorare altri 5 anni dopo la richiesta significa maturare non 35 anni ma 40 anni di contributi, quindi anticipare la pensione di vecchiaia di soli 4 anni e quella anticipata di soli 2 anni.
Un anticipo che, di fatto, non giustifica la penalizzazione del ricalcolo contributivo. Calcolando i 5 anni o 2 anni in più lavorati, l’importo dell’assegno spettante sarebbe superiore.
Tirando le somme, Opzione Donna conviene soltanto se permette un concreto anticipo sulla pensione di vecchiaia o anticipata (con 41 anni di età e 10 mesi di contributi).