BTp Italia 2025 buono scudo contro l’inflazione? E occhio anche al BTp€i 2026

Titoli di stato indicizzati all'inflazione come opportunità per difendere il potere di acquisto dopo il Covid
3 anni fa
1 minuto di lettura
BTp Italia e BTp€i contro l'inflazione

L’inflazione gira di bocca in bocca tra gli analisti e gli investitori sui mercati finanziari. E’ il driver di questi mesi, capace di spostare capitali da un comparto all’altro alla ricerca di protezione contro la perdita del potere di acquisto. Dopo il Covid, titoli come il BTp Italia e i BTp€i tornano di grande attualità dopo essere finiti negli anni scorsi nel dimenticatoio.

La loro caratteristica consiste nell’essere indicizzati ai tassi d’inflazione. Con una differenza che può diventare a tratti rilevante: i BTp Italia sono agganciati all’inflazione italiana, i BTp€i all’inflazione media dell’Eurozona.

In genere, non sussistono grosse variazioni tra i due dati. Nel decennio 2011-2010, ad esempio, l’inflazione cumulata in Italia è stata del 9,5%, nell’intera Area Euro dell’11,2%. Rileviamo, comunque, una tendenza per la prima a sotto-performare la seconda negli ultimi anni, in conseguenza dei minori tassi di crescita dell’economia.

Se volessimo investire una quota del nostro portafoglio su un asset contro l’inflazione, cosa ne sarebbe del BTp Italia 21 maggio 2025 e cedola reale 1,4% (ISIN: IT0005410912)? Emesso un anno fa, ha guadagnato nel frattempo il 7%. Sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquista a 107. Allo stato attuale, offre un rendimento intorno allo zero. A titolo di confronto, il BTp con cedola fissa di pari durata rende lo 0,09% e nell’ultimo anno si è apprezzato del 3,8%, circa la metà.

BTp Italia 2025, attese nulle d’inflazione

Sulla base di questi numeri, il mercato si aspetterebbe un tasso d’inflazione medio in Italia dello 0,10% per i prossimi 4 anni. Troppo poco per risultare credibile. Ad aprile, la crescita tendenziale dei prezzi nel nostro Paese è stata già dell’1,10% annuo. Sarà pure una fiammata alimentata dalla graduale ripresa dell’economia globale, ma difficile immaginare che l’inflazione nel medio-lungo periodo resti azzerata, come ci segnalerebbe il BTp Italia.

Spostandoci sul BTp€i a 5 anni, scadenza 15 maggio 2026 e cedola reale 0,65% (ISIN: IT0005415416), troviamo che offre un rendimento del -0,83%. Esso si confronta con lo 0,27% offerto dal bond di pari durata con cedola fissa. Ne deriva che il mercato si aspetterebbe un tasso annuo medio d’inflazione nell’Eurozona dell’1,10% per i prossimi 5 anni. In aprile, questo è salito all’1,6%, con la Germania già al 2%. Ad ogni modo, questo dato ci appare più credibile del precedente. Gli investitori nutrono basse aspettative d’inflazione per l’unione monetaria, segno che anche sulla sua economia vi siano dubbi. Tuttavia, siamo ben sopra i livelli azzerati attesi per l’Italia.

Cosa succederebbe se l’inflazione italiana e/o dell’Eurozona risultasse superiore ai tassi attesi? Gli obbligazionisti si ritroverebbero in portafoglio titoli più redditizi di quanto ora immaginato. La rivalutazione risulterebbe maggiore. Viceversa, nel caso in cui l’inflazione dovesse risultare inferiore. In quel caso, avremmo acquistato bond meno redditizi degli omologhi con cedola fissa. Una buona strategia d’investimento non dovrebbe prescindere dall’inserimento di BTp Italia e BTp€i nel nostro portafoglio, specie in una fase come questa.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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