Grazie alla clamorosa vittoria dei Maneskin in Olanda, l’Eurovision Song Contest 2022 sarà organizzato dalla RAI in Italia. La nazione del cantante o gruppo vincitore, infatti, ospita la manifestazione. Non accadeva nel nostro Paese dal lontano 1991. L’anno prima, a vincere era stato Toto Cutugno, un’altra vita fa. E proprio Cutugno insieme a Gigliola Cinquetti, l’altra vincitrice del cosiddetto “eurofestival” nel 1964, presentarono la kermesse. In molti la ricordano come una delle peggiori edizioni in assoluto.
Tra le critiche, la scarsa organizzazione, la location inadeguata, la conduzione quasi interamente in italiano.
Eurovision 2022, occasione e rischi
Partiamo dai numeri. La kermesse canora è vista ogni anno da circa 200 milioni di persone. In Italia, si sfiorarono i 7 milioni nel 1991, mentre sabato sera, in occasione della finale, non si è andati oltre i 4,5 milioni. E sono stati numeri in crescita. Proprio questa differenza di seguito tra pubblico italiano e il resto d’Europa rende l’Eurovision 2022 una scommessa tutt’altro che certa. A fronte di numeri casalinghi relativamente freddi, infatti, i costi per l’organizzazione dell’evento saranno verosimilmente significativi.
In attesa di conoscere i dati dell’Olanda, nelle ultime edizioni sappiamo che gli stati ospitanti hanno speso in media tra 25 e 30 milioni. Tuttavia, la Svezia ha confermato la sua natura “frugale”. Se nel 2013 spese soltanto 15 milioni, nel 2016 non superò i 13. Al contrario, l’Azerbaijan nel 2012 fece le cose fin troppo in grande: ben 60 milioni per organizzare l’evento a Baku, a cui si aggiunsero 100 milioni per la costruzione della Baku Crystall Hall.
Non sappiamo ancora dove si terrà l’Eurovision 2022, se a Roma o in una qualche altra città italiana.
L’impatto sul prodotto Italia
Ad esempio, in Israele la presenza di Madonna fu finanziata nel 2019 da un miliardario canadese. Non se ne conosce, però, la somma. E poi ci sono benefici indiretti per il sistema-Paese. Parliamo dell’indotto alimentato dagli afflussi di pubblico, giornalisti e addetti ai lavori. Di questi, alla RAI rimarrà solamente una quota degli incassi dei biglietti. Per il resto, a beneficiarne sarà, anzitutto, la città ospitante tra alberghi, ristoranti, bar, musei e varie attrattive turistiche. In generale, però, l’Eurovision 2022 darebbe una spinta al turismo dell’intero territorio nazionale. Di fatto, parliamo di giorni di pubblicità gratis trasmessa in un continente intero, oltre che in Australia.
Certo, l’impatto sul turismo in Italia potrebbe risultare inferiore a quello di cui beneficiano certe realtà semi-sconosciute. Si pensi proprio all’Azerbaijan di quasi un decennio fa. Non che il boom sia stato dovuto semplicemente al festival, ma senz’altro esso ha proiettato lo stato euro-asiatico in una dimensione mediatica internazionale come mai prima. Per l’Italia, si tratterebbe semmai di rimarcare la propria vocazione all’accoglienza tra quegli stranieri che non hanno ancora avuto la fortuna di visitarla. E poiché la manifestazione attrae un pubblico mediamente molto giovane, non andrebbero sottovalutate le ripercussioni sulla tipologia di turismo in ingresso.
E’ probabile che, in virtù delle sue implicazioni socio-economiche di maggiore respiro, la RAI riceverà un finanziamento statale per organizzare l’Eurovision 2022. Sin da oggi, però, dovremmo avere chiaro in testa chi condurrà la manifestazione, dove e con quali tipologie. Un flop non è ammissibile. D’altra parte, il fatto che l’evento sarà in Italia, dovrebbe attirare molti più telespettatori domestici che in passato. Se è vero che per anni abbiamo tirato un sospiro di sollievo ogni qualvolta l’Italia abbia evitato in extremis la vittoria, adesso dovremmo avere l’intelligenza di non sprecare il successo dei Maneskin. Sarà un pezzo della nostra ricostruzione post-Covid. E chissà che il destino non ci abbia inviato un segnale.