Fusione Unicredit-MPS: il dossier sul tavolo e la soluzione “strutturale”

Secondo quanto riporta Deutsche Bank, la fusione Unicredit-Mps permetterebbe di trasformare in credito d’imposta 3,4 miliardi di euro.
4 anni fa
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La sfida della crescita di Unicredit Banca passa per l’acquisizione di altri istituti di credito. Quali?

Nell’ottica delle aggregazioni bancarie, MPS e Banco Bpm sono i due colossi che da tempo vengono avvicinati a Unicredit.

L’AD di Unicredit, Andrea Orcel, ritiene che l’M&A è un acceleratore e un potenziale miglioramento del risultato strategico.

Si tratta di una partita che dovrebbe raggiungere la svolta entro la fine del corrente anno.

Secondo quanto riporta Deutsche Bank, la fusione Unicredit-Mps permetterebbe di trasformare in credito d’imposta 3,4 miliardi di euro.

Inoltre, un’eventuale operazione con Banco Bpm permetterebbe di arrivare a 4 miliardi di euro.

Fusione Unicredit-MPS: quali sono i dubbi?

Il Governo italiano, entro l’aprile 2022, dovrà dismettere la sua quota del 64% in MPS per ottemperare agli accordi con la Commissione UE.

Sono stati messi sul piatto gli incentivi fiscali per offrire un’agevolazione a un’operazione da parte di Unicredit Banca.

Ma quali sono i dubbi riguardanti la fusione Unicredit-MPS? Gli sconvenienti sarebbero legati al fatto che sull’istituto di credito senese ci sono in sospeso cause legali per 10 miliardi di euro.

Si tratta di una vera bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro per un qualsiasi potenziale compratore.

MPS: Orcel preferisce una soluzione “a spezzatino”

Orcel avrebbe dichiarato ad alcuni dirigenti del Tesoro di preferire una soluzione “a spezzatino”.

Ciò significherebbe che la porzione meridionale del Monte dei Paschi sarebbe acquisita da Mediocredito Centrale, banca pubblica partecipata al 100% da Invitalia.

“Qualora ci fosse bisogno, non potremmo non fare la nostra parte nell’ambito di un progetto industrialmente sostenibile con logiche, criteri e condizioni di mercato”,

ha dichiarato Bernardo Mattarella.

MPS-Intesa: la soluzione “strutturale”

Il MEF attualmente detiene il 64,230%, una partecipazione che dovrà essere dismessa entro l’aprile del 2022.

Il Tesoro era entrato in possesso della quota in seguito a un’operazione di salvataggio condotta nel 2017.

L’ex Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha assunto la Presidenza del gruppo bancario: ciò ha rafforzato l’idea che l’acquisizione di MPS da parte di un gruppo bancario del calibro di Intesa sia una soluzione “strutturale”.

 

 

 

 

 

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