Sul tavolo del Governo Draghi c’è il dossier sulle pensioni e continuano le discussioni con le parti sociali che vanno avanti ormai da settimane.
La speranza resta quella di un accordo prima della chiusura della Legge di Bilancio 2022.
La finalità resta quello di prestare massima attenzione ai costi che gravano sul sistema previdenziale e di avere una soluzione a basso costo.
L’ipotesi resta quella del raggiungimento di 62 anni e di 41 anni di contributi, anche con delle “penalizzazioni” per i lavoratori che escono dal mercato occupazionale.
Riforma Pensioni: le ipotesi allo studio
Il tema delle pensioni rimane sempre un argomento hot al centro del dibattito del Governo Draghi e delle parti sociali.
Una delle ipotesi allo studio resta quella di Quota 102, con delle penalizzazioni per i lavoratori che andrebbero in pensione a 64 anni con 38 anni contributivi.
I Sindacati sono contrari alla possibile beffa: i lavoratori pagherebbero l’ingresso anticipato all’età pensionabile.
Una ipotesi resta quella dell’età pensionabile di 64 anni con un minimo contributivo di 20 anni.
Con un calo dell’importo dell’assegno mensile si andrebbe a penalizzare i destinatari della riforma previdenziale.
Riforma Pensioni: l’APE Sociale sarà estesa?
L’Ape Sociale potrebbe essere estesa a tutti i lavoratori esposti a particolari condizioni di rischio, garantendone un’uscita flessibile dal mondo del lavoro.
Attraverso l’individuazione delle nuove aree di rischio è possibile ampliare le azioni di flessibilità previste dall’Ape Sociale, attraverso l’anticipo pensionistico.
Ciò avrebbe certamente effetti positivi per quelle categorie dove la frequenza degli infortuni cresce al crescere della variabile anagrafica del lavoratore.
Riforma Pensioni: Quota 102 o Quota 41?
Cosa accadrà dopo la naturale scadenza di Quota 100 fissata per il 31 dicembre 2021?
Secondo alcune indiscrezioni sarebbe intenzione del Governo Draghi garantire una maggiore flessibilità in uscita dal mercato occupazionale monitorando la sostenibilità del sistema previdenziale.
I Sindacati hanno presentato due proposte di riforma:
- Quota 102, che consentirebbe di andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Quota 102 permetterebbe di anticipare fino a 3 anni e 2 mesi l’uscita dal lavoro a fronte di una decurtazione dell’assegno pensionistico pari all’11%,
- Quota 41, che prevederebbe il versamento di 41 anni di contributi senza alcun limite di età per tutti. Con questa forma previdenziale si andrebbe in pensione più tardi ma con un assegno decurtato di circa l’8%.
Riforma Pensioni per le donne
Altro tema clou è quello relativo al pensionamento anticipato per le donne.
Si studia una soluzione integrata per le lavoratrici che prestano assistenza ai figli disabili.
Per le donne che hanno iniziato a lavorare precocemente è prevista una maggiorazione contributiva del 25% degli anni di lavoro prestati tra i 17 e i 19 anni di età.