In aprile, il Tesoro ha emesso un nuovo bond a 50 anni, il BTp 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883). Ha preso il posto del vecchio “Matusalemme”, così ribattezzato dal mercato per via della sua longevità. Parliamo del BTp 1 marzo 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390). Quest’ultimo è in circolazione dall’autunno del 2016. Debuttò in condizioni finanziarie estremamente favorevoli, ma pur sempre meno di quelle attuali. Da qui si spiega perché offra una cedola nettamente più bassa all’obbligazionista.
Chiaramente, per chi volesse posizionarsi sulla scadenza a 50 anni, il nuovo riferimento non è più il BTp 2067, bensì il BTp 2072.
Il BTp 2072 offriva al suo debutto sul mercato secondario un rendimento dell’1,94% e ieri si era portato al 2,02%. In termini di prezzo, risulta avere perso anch’esso esattamente l’1,7%. Tirando le somme, notiamo come sia la quotazione che il rendimento abbiano seguito trend assolutamente uguali. Lo spread tra i due bond è rimasto sostanzialmente identico a 22 punti base. Significa che l’investitore pretende poco più di un quinto di punto percentuale maggiore per acquistare il BTp 2072 al posto del BTp 2067, cioè a fronte di un bond della durata di 5 anni in più.
Alle attuali quotazioni, il BTp 2067 offre una cedola netta effettiva del 2,07% contro l’1,92% del nuovo bond a 50 anni. Chiaramente, alla scadenza l’investitore accuserebbe una minusvalenza del 15,7% rispetto al capitale impiegato. Ciò è dovuto al fatto che il titolo si acquista in queste ore a 118,60. Per inserire in portafoglio 1.000 euro nominali, infatti, bisogna spendere 1.180,60 euro. Viceversa, il BTp 2072 giace sotto la pari, a 97,90 centesimi. Alla scadenza, l’investitore registrerebbe una plusvalenza 2,1%.