Associare la Svezia a una crisi politica è un esercizio mentale quasi impossibile. Le ultime elezioni anticipate nel paese scandinavo si tennero nel lontanissimo 1958. Insomma, ai tempi di Carosello. Eppure, a distanza di oltre 60 anni potrebbe accadere di nuovo dopo che il governo del premier socialdemocratico Stefan Loefven è stato sfiduciato. E’ rimasto vittima dell’annosa bolla immobiliare, problema da tempo irrisolto, malgrado almeno un decennio di dibattito pubblico sul tema assai delicato.
Per la storia politica svedese, è stata la prima volta che un capo di governo è stato sfiduciato.
Il mercato degli affitti in Svezia
Il mercato degli affitti in Svezia è piuttosto rigido e iper-regolamentato. Nelle grandi città, non esiste la libera contrattazione tra le parti. Quando un proprietario vuole affittare casa, deve rivolgersi all’associazione degli inquilini, la quale tratterà per conto della controparte. Pensate che possono servire anche anni prima di giungere a un accordo. Questo sistema tiene relativamente bassi i canoni mensili, ma d’altra parte riduce l’offerta di case e complica la vita a milioni di svedesi in cerca di un alloggio in cui vivere in una qualche grande città del paese.
Secondo la proposta di Loefven, i proprietari di case costruite dopo il luglio 2022 avrebbero potuto decidere di scegliere se avvalersi della contrattazione collettiva o di quella privata. Ma il Partito di Sinistra teme che ciò porti a una liberalizzazione selvaggia degli affitti, con impatto per le famiglie.
Loefven era a capo di un governo sgangherato da gennaio 2019, sorretto da socialdemocratici, Verdi, Sinistra e due formazioni di centro-destra. Un’armata Brancaleone divisa su tutto. Malgrado le difficoltà, però, era sempre riuscito a superare i momenti di crisi. Adesso, però, l’ipotesi di elezioni anticipate si fa concreta. Stando ai sondaggi, non cambierebbe molto. Centro-destra e centro-sinistra risultano appaiati e senza Democratici Svedesi, il blocco moderato non conquisterebbe la maggioranza assoluta dei seggi.
Le cause della bolla immobiliare
Tornando alla questione, la Svezia ha un problema di bolla immobiliare. I prezzi delle case sono esplosi mediamente del 188% dal 2005. In pratica, sono quasi triplicati in 16 anni. Le cause sono diverse. Anzitutto, dinamiche sociodemografiche. La popolazione aumenta, specie nelle città, ma non certo per le alte nascite. Nel 2015, il paese aprì le porte a 163.000 immigrati da Siria e Afghanistan, con il risultato che non si trovarono abitazioni sufficienti per farli risiedere. La politica migratoria piuttosto liberale ha acuito la carenza di case, già di suo problematica per gli elevati standard ambientali applicati. Di fatto, i permessi per costruire sono scarsi e non tengono il passo con la domanda.
Esistono anche cause di tipo fiscali. Gli aiuti concessi alle famiglie che comprano casa alimentano la domanda e nessun governo riesce a sopprimerli, essendo misure molto popolari. Inoltre, la politica dei tassi a zero della Riksbank ha surriscaldato il mercato dei mutui. Tra il 2015 e fine 2020, la più antica banca centrale del mondo adottò tassi negativi, di fatto favorendo il credito.
Effettivamente, affittare casa in Svezia conviene poco. In media, un affitto renderebbe meno del 2,5% all’anno. E al lordo dell’imposizione fiscale. Ciò aggrava la bolla immobiliare, dato che la bassa offerta spinge in alto i prezzi e la rigidità del mercato degli affitti impedisce ai proprietari di adeguare i canoni degli inquilini. La sinistra svedese teme di tendere al modello finlandese, dove negli anni Novanta si passò d’un colpo dall’eccessiva regolamentazione alla liberalizzazione totale. Oggi, ad Helsinki un proprietario può rescindere il contratto con l’inquilino, nel caso in cui questi non accettasse l’aumento dell’affitto. Il tema è delicatissimo in un paese, dove il debito delle famiglie si attesta al 200% del reddito disponibile medio. E buona parte di esso è legato ai mutui.