Stop agli sportelli bancomat, perché le banche li chiudono

La lotta all’uso del contante passa anche per la chiusura degli sportelli bancomat delle banche. Ma la verità non è questa.
3 anni fa
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sportello-bancomat

Alcune banche hanno iniziato a ridurre gli sportelli bancomat presenti sul territorio nazionale. Questione di costi si dice. Mantenere attivo il servizio di erogazione contanti dagli Atm comincia a pesare sui disastrati bilanci delle banche.

Alla clientela, però, si racconta che la riduzione dei bancomat avviene in osservanza alle disposizione governative sulla lotta all’evasione fiscale. E’ quindi necessario tagliare il più possibile l’uso del contante, lo slogan preferito dall’ex premier Giuseppe Conte.

Sempre meno sportelli bancomat

Così, per le strade cittadine si vedono sempre meno bancomat attivi.

Così come le filiali e le agenzie. In futuro, infatti, le banche saranno sempre più digitali, entità astratte. Già oggi i giovani hanno la banca in tasca, sullo smartphone. Da lì effettuano pagamenti, ricariche e si accredita lo stipendio. Tutto in un click. Al punto che il denaro contante non serve più.

Ma se questo è il risvolto della medaglia, alla base della riduzione del servizio Atm (Automated Teller Machine) ci sono i costi di gestione che le banche non possono più sostenere. Ogni prelievo ha un costo che normalmente viene scaricato sulla clientela finale, cioè su chi preleva denaro contante allo sportello bancomat.

Eliminare questi costi è quindi prerogativa delle banche. Non solo in Italia. Dal 1 luglio, ad esempio, la banca olandese ING ha disattivato i suoi 62 sportelli bancomat presenti sul territorio nazionale. Chi volesse prelevare contanti dovrà farlo presso altri Atm con costi aggiuntivi.

Meglio il cashless

Scopo delle banche è quindi quello di tagliare questi costi spingendo i correntisti a optare per i sistemi di pagamento cashless. Quelli per i quali è previsto il pagamento elettronico (bancomat  o carta di credito) senza l’utilizzo del contante. Al netto dei costi di servizio, è sicuramente più remunerativo per gli istituti di credito.

Da qui tutta la campagna mediatica governativa per spingere gli italiani a utilizzare maggiormente gli strumenti di pagamento elettronici.

Campagna arricchita da incentivi, quali il cashback e la lotteria degli scontrini.

Per non parlare poi del condizionamento a livello fiscale, dove per poter beneficiare delle detrazioni Irpef previste dalla legge, è necessario eseguire transazioni tracciabili, non in contanti.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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