Il presidente Kais Saied ha licenziato il premier Hachim Mechichi, sciolto il governo e sospeso per 30 giorni il Parlamento, privando i deputati dell’immunità e facendo intendere che diversi capi di partito saranno arrestati. I dirigenti di Ennahda, il partito islamico al potere, parla di “colpo di stato”, mentre il presidente rimanda all’articolo 80 della Costituzione. Fatto sta che i bond della Tunisia, già in notevole sofferenza dalla metà di giugno, rischiano grosso. La tensione è alle stelle nel paese nordafricano anche sul piano sociale.
Prima dell’annuncio di Saied, vi erano state manifestazioni di protesta all’indirizzo delle sedi e dei dirigenti di Ennahda, accusati da larghi strati della popolazione di far scivolare la Tunisia nella fame. Lo stesso presidente ha espresso vicinanza ai cittadini “che muoiono di fame” e giustificato le sue azioni proprio alla luce del malcontento diffuso. Questo è aggravato nelle ultime settimane dal boom dei contagi da Covid, oltre che dei morti. Le autorità sono accusate di non riuscire a controllare la pandemia, né a garantire il vaccino alla popolazione.
Bond della Tunisia giù da giugno
La Tunisia sta vivendo una fase drammatica per la sua economia. L’anno scorso, il suo PIL è crollato dell’8,9% a causa della pandemia. Quest’anno, risalirebbe solamente del 2,7% per la Banca Mondiale. Nel frattempo, il debito pubblico è schizzato di una ventina di punti al 91% del PIL. I bond della Tunisia sono classificati come “spazzatura” dalle agenzie di rating: B- per Fitch e B3 per Moody’s. La disoccupazione è alle stelle (almeno al 17%) e il collasso del turismo non aiuta di certo, pesando per un sesto dell’economia domestica.
Nelle ultime settimane, i bond della Tunisia sono crollati di prezzo. Un mese e mezzo fa, la scadenza in euro a 2 anni con cedola 6,75% sfiorava la pari, adesso è scesa a 91 centesimi. Male anche il quinquennale con cedola 6,375%, passato da 95 a poco più di 87 centesimi nello stesso arco di tempo.
Fatti fuori gli islamisti al governo, per Saied potrebbe diventare più semplice raggiungere un’intesa con il Fondo Monetario Internazionale per l’ottenimento di un prestito. Le stesse riforme economiche richieste dall’istituto sarebbero più agevolmente varate senza Ennahda, tra cui il taglio dei sussidi. E questo scenario migliorerebbe le prospettive per i bond della Tunisia. Per contro, il paese rischia di rivivere gli scontri drammatici che portarono alla caduta del regime di Ben Alì nel 2011. Non a caso, il presidente ha ammonito: “chi pensasse di reagire sparando, sappia che i militari risponderanno sparando”. E questo non depone certamente a favore di un clima positivo per l’obbligazionario sovrano.