Ecco la differenza tra Buoni fruttiferi postali e obbligazioni di Poste Italiane

Le diciture ci appaiono simili, ma parliamo di titoli diversi. E bisogna conoscerli per sapere su cosa stiamo investendo.
3 anni fa
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Differenze tra Buoni fruttiferi postali e obbligazioni Poste

Nella giungla dei possibili investimenti, spesso alcuni nomi si confondono con altri. Ad esempio, non sono pochi i lettori a chiederci se i Buoni fruttiferi postali siano la stessa cosa delle obbligazioni di Poste Italiane. La risposta è no. Parliamo di due tipologie di titoli diversi. E le differenze, come vedremo, non sono neppure poche o di scarsa entità.

Anzitutto, cosa sono i Buoni fruttiferi postali? A dispetto del nome, non sono emessi da Poste Italiane, la quale funge solamente da istituto di collocamento e distribuzione sul mercato.

No, i titoli sono emessi da Cassa depositi e prestiti (CDP), una società controllata dal Tesoro. Poiché Poste Italiane vanta milioni di clienti sparsi su ogni angolo del territorio nazionale, da decenni CDP stringe accordi con essa per raccogliere il risparmio tra gli italiani.

Data la natura di titoli assimilabili ai BTp, anche gli interessi corrisposti dai Buoni fruttiferi postali sono tassati con l’aliquota agevolata del 12,50%. Non è tutto. I Buoni fruttiferi postali sono rimborsabili in qualsiasi momento e al 100% del loro valore nominale. Semmai, si rischia di perdere parte degli interessi. Ad esempio, i Buoni fruttiferi postali 4×4 corrispondono gli interessi al termine dei 4, 8 e 12 anni. Se al decimo anno volessi disinvestire, avrei rimborsato immediatamente il capitale, ma gli interessi mi sarebbero corrisposti solo fino all’ottavo anno. Perderei quelli relativi agli ultimi 2 anni.

E le obbligazioni di Poste Italiane? Non c’entrano proprio nulla. Sono normale debito emesso dalla società e come qualsiasi corporate bond è sottoposto a tassazione del 26%. A differenza dei Buoni fruttiferi postali, il capitale mi sarà rimborsato solo alla scadenza. Se volessi disinvestire prima, l’unico modo per farlo sarebbe di rivendere il titolo a un altro privato, magari sul mercato secondario regolamentato. Tuttavia, il prezzo a cui mi sarebbe pagato dipenderebbe dalle condizioni di mercato. Potrebbe essere superiore al suo valore nominale o anche inferiore.

In questo secondo caso, subirei una perdita.

Viceversa, gli interessi non sono mai perduti. La cedola delle obbligazioni di Poste Italiane è corrisposta su base periodica (in genere, semestrale) e se rivendo il titolo sul mercato, l’acquirente dovrà pagarmi il rateo attivo relativo agli interessi maturati dalla data dell’ultimo stacco fino al giorno della compravendita.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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