Alcune pensioni rischiano di essere revocate. Lo comunica l’Inps ai titolari di prestazioni pensionistiche collegate al reddito personale. Un passaggio obbligato per talune prestazioni, come previsto dalla legge.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Chi lavora o percepisce redditi assoggettabili a Irpef e al contempo è titolare di pensione deve comunicare al ente pensionistico i redditi percepiti negli anni passati. Si tratta in particolare dei titolari di pensione ai superstiti, beneficiari di integrazione al trattamento minimo e maggiorazione sociale.
Rischio revoca pensione
Tali soggetti sono già stati avvertiti dal Inps mediante raccomandata e con comunicato ufficiale del 21 luglio 2021. In esso è spiegato che
“sulle pensioni che siano, in tutto o in parte, collegate al reddito (ad esempio integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale, pensione ai superstiti) i cui titolari, nonostante i solleciti, non abbiano ancora fornito i dati reddituali relativi al 2017 e al 2018, ad agosto e settembre verrà applicata una trattenuta di circa 14 euro, per le pensioni integrate al minimo, o, per quelle di importo superiore, pari al 10% della pensione”
La scadenza ultima per mettersi in regola è il 15 settembre 2021, data entro la quale l’Inps deve ricevere i dati reddituali richiesti. Qualora non pervenissero i redditi richiesti, la pensione sarà revocata d’ufficio in maniera definitiva e gli indebiti saranno recuperati.
Dati redditi entro il 15 settembre
I redditi chiesti dal Inps sono quelli percepiti negli anni 2018 e 2019. Per quelli del 2020 si procederà più avanti. Da notare che l’istituto di previdenza necessita della dichiarazione, da trasmettere online o tramite patronati, anche se il reddito da lavoro o altro è stato pari a zero.
L’Inps è in grado di risalire in automatico a gran parte dei dati accedendo all’anagrafe tributaria, ma per alcuni redditi è sempre necessaria la dichiarazione del pensionato. Controlli a posteriori sono demandati agli organi competenti.
In assenza di comunicazione da parte del pensionato entro il 15 settembre 2021, valevole anche come prova di esistenza in vita, l’Inps sospende e revoca la prestazione pensionistica.