Non era andata bene nel 2020, ma non c’è stato alcun recupero quest’anno. Il bonus vacanze possiamo definirlo ufficialmente un fallimento, per certi versi annunciato. Dopo i primi mesi di pandemia, al fine di sostenere il turismo in Italia contro il collasso accusato a causa delle restrizioni anti-Covid, il governo Conte varò un provvedimento peculiare: le famiglie con ISEE fino a 40.000 euro potevano richiedere un buono da 150 a un massimo di 500 euro, a seconda del numero dei componenti, da utilizzare presso strutture ricettive sul territorio nazionale.
Allo scopo, furono destinati 2,4 miliardi di euro. La misura divenne oggetto di critiche internazionali, quando il cancelliere austriaco Sebastian Kurz motivò la sua opposizione al Recovery Fund, spiegando di non potere raccontare ai suoi concittadini di dover aiutare un Paese come l’Italia, che manda gli abitanti in vacanza a spese dello stato.
Il flop fu nei numeri: entro il 31 dicembre 2020, richiesti 1,88 milioni di bonus vacanze per un controvalore di appena 829 milioni. Di questi, però, appena 750 mila furono effettivamente utilizzati. Alla fine di agosto di quest’anno, la cifra risulta salita a poco più di 1 milione per un controvalore totale di 500 milioni. Dunque, lo stato ha risparmiato quasi 2 dei 2,4 miliardi impegnati. Buone notizie per i conti pubblici, non certo per l’efficacia della misura: quasi l’80% dei fondi è andato inutilizzato.
Bonus vacanze, flop anche nell’estate 2021
Com’è stato possibile? Il governo “giallo-rosso” studiò il bonus vacanze in piena prima ondata pandemica, quando le restrizioni ai movimenti erano ancora forti o lo erano state fino a poco prima un po’ in tutto il mondo. Psicologicamente, in pochi se la sentirono di partire, pur con l’aiuto dello stato.
Il bonus vacanze è stato prorogato a tutto il 2021, ma a favore di quanti ne avessero già fatto richiesto entro il 2020. E questo è stato il secondo grosso limite del provvedimento. Quest’estate, l’Italia ha registrato un boom di turisti nazionali e stranieri, con i primi saliti persino sopra i livelli del 2019. Dunque, un humus favorevole all’uso dello sconto. Tuttavia, non era più possibile farne richiesta. E quelli che l’avevano fatta entro il dicembre scorso, perlopiù evidentemente avevano cercato di mettersi al sicuro nel caso di una partenza.
Infine, molti albergatori non hanno aderito all’iniziativa. Per una ragione preminente: lo sconto praticato al cliente è loro rimborsato dallo stato tramite F24 come credito d’imposta. Ma dopo mesi di chiusure, molte attività avevano e hanno avuto anche quest’anno l’esigenza di monetizzare il prima possibile l’alta stagione. Dunque, uno strumento che avrebbe anche potuto essere da stimolo al turismo, ma che tecnicamente si è rivelato inefficace.