Esonero contributi autonomi anche per chi cessa attività: i chiarimenti del governo

Al via le domande per l’esonero contributi (anno bianco) fino a 3.000 euro. Diritto riservato anche a chi non lavora più.
3 anni fa
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Ha preso il via la campagna di esonero contributi per lavoratori autonomi e professionisti. Un bonus riconosciuto ai lavoratori titolari di partita Iva maggiormente colpiti dalla crisi economica a causa della pandemia.

Il bonus contributi è riconosciuto anche ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps e ha la durata di 12 mesi (anno bianco) per un massimo di esonero fino a 3.000 euro. Non tutti, però, ne potranno beneficiare, ma soltanto i lavoratori più colpiti dalla crisi e che rientrano in determinato requisiti.

Esonero contributi anche per chi non lavora più

La domanda di esonero contributi va presentata al Inps entro il 30 settembre 2021. I lavoratori devono però essere in possesso di determinati requisiti, fra i quali quello di non aver avviato l’attività prima del 1 gennaio 2021.

Già questo esclude una vasta platea di beneficiari e che sta facendo discutere. Ma il dubbio sorge anche riguardo a coloro che hanno chiuso la partita Iva o hanno intenzione di farlo durante il 2021. In proposito è intervenuto il ministero del Lavoro a fare chiarezza.

Con la nota numero 6921 del mese scorso è stato infatti precisato che l’esonero contributi

spetta anche a coloro che hanno chiuso o intendono chiudere lo studio professionale nell’anno in corso.

Questo perché anche per essi sussiste l’esigenza di ristorare le perdite di reddito subite nel corso dell’anno 2020 rispetto all’anno 2019 per via del Covid. Pertanto anche chi ha chiuso l’attività nel corso del 2021 ha diritto a presentare domanda di esonero contributivo. I contributi scontabili sono solo quelli di competenza dell’anno 2021.

Gli altri requisiti necessari per ottenere il bonus

Fra i requisiti necessari per poter beneficiare del esonero contributi, così come previsto dalla legge di bilancio 2021, occorre:

  • non aver realizzato redditi superiori a 50.000 euro nell’anno 2019;
  • aver subito un calo del fatturato di almeno il 33 per cento nel 2020 rispetto al 2019.

Bisogna, infine, non essere titolari di rapporto di lavoro subordinato, pensione diretta o di qualsiasi altro emolumento corrisposto dagli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.

Secondo le prime stime, solo 1 lavoratore su 10 riuscirà in concreto a ottenere l’esonero dei contributi da versare per il 2021 e quasi nessuno otterrà il massimo previsto (3.000 euro).

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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