Nella macro-area dei bond esistono due categorie d’investimento: le obbligazioni “investment grade” e quelle cosiddette “spazzatura”. Le prime hanno rating fino a BBB-/Baa3 e si caratterizzano per il relativo basso rischio di credito. Le seconde, più formalmente definite “ad alto rendimento”, hanno rating da BB+/Ba1 in giù e arrivano fino all’estrema classificazione di default.
Per il loro rischio più alto, le obbligazioni “spazzatura” offrono all’investitore margini di rendimento più alti. Tuttavia, nell’Eurozona si sta verificando qualcosa di clamoroso, che ha investito di recente anche il mercato americano.
Ad agosto, l’inflazione nell’Eurozona è salita al 3%. E attualmente l’ICE BofA Euro High Yield Index Effective Yield, cioè l’indice che sintetizza l’andamento dei rendimenti delle obbligazioni “spazzatura” nell’area, segnala un magrissimo 2,34%. A conti fatti, il rendimento reale di questi bond risulta intorno al -0,65%. Pensate che alla fine del 2020, a fronte del 2,82% mediamente offerto, l’inflazione nell’area era ancora al -0,3%. Pertanto, il rendimento reale viaggiava sopra il 3,10%.
Obbligazioni spazzatura non più redditizie
Nel giro di circa otto mesi, quindi, il comparto ha accusato un deterioramento di almeno 370 punti base in termini reali. Ed è un paradosso. Nelle obbligazioni “spazzatura” s’investe proprio per gli alti rendimenti spuntati. Non è più così per varie ragioni. Il fatto è che i bond più sicuri offrono ancora di meno, se non rendimenti nominali già negativi. Il mercato, a caccia di “yield”, si sposta disperatamente verso i comparti più rischiosi per limitare le perdite. In buona parte, ritiene poi che l’inflazione sopra il target BCE sia un fenomeno transitorio.
Infine, rendimenti reali così infimi anche per le obbligazioni “spazzatura” sarebbero la riprova che il mercato creda al mantenimento degli stimoli monetari per un periodo molto lungo nell’Eurozona.