Obbligazioni emergenti in dollari, rendimenti fin sopra l’8%: la Nigeria festeggia

Pioggia di denaro sulle obbligazioni emergenti. La Nigeria ha raccolto 4 miliardi di dollari con l'emissione di un Eurobond in 3 tranche.
3 anni fa
1 minuto di lettura
Obbligazioni emergenti in dollari

La Nigeria è tornata a rifinanziarsi sui mercati internazionali per la prima volta dopo tre anni. Lo ha fatto nelle scorse ore con l’emissione di un Eurobond in dollari suddiviso in tre tranche. E queste obbligazioni emergenti hanno raccolto richieste elevate e pari a un controvalore totale di 12,2 miliardi, tant’è che il Tesoro ha deciso di incrementare l’entità dell’emissione da 3 a 4 miliardi di dollari. La domanda è arrivata da Asia, America ed Europa, oltre che dalla stessa Nigeria.

Nel dettaglio, il paese ha raccolto:

  • 1,25 miliardi per una scadenza a 7 anni e con rendimento al 6,125%;
  • 1,50 miliardi per una scadenza a 12 anni e con rendimento al 7,375%;
  • 1,25 miliardi per una scadenza a 30 anni e con rendimento all’8,25%.

Va detto che le suddette obbligazioni emergenti godono di rating molto bassi.

Le agenzie internazionali valutano il debito sovrano nigeriano B- (S&P), B (Fitch) e B2 (Moody’s). Significa che il rischio teorico di default sarebbe elevato. In sostanza, parliamo di titoli “spazzatura”. L’aspetto più sorprendente è che il rapporto debito/PIL è salito con la pandemia solamente al 35%, mentre negli anni precedenti era stato inferiore al 30%.

Obbligazioni emergenti con rischi di credito altissimi

Eppure, la sostenibilità di questo debito risulta bassissima. Pensate che la Nigeria ha speso nel 2020 l’83% delle sue entrate solamente per pagare gli interessi. La percentuale è arrivata anche al 90%. Ciò spiega la carenza di risorse per gli investimenti pubblici e l’erogazione di servizi. Il principale problema riguarda, tuttavia, la cronica incapacità del fisco di riscuotere il gettito dovuto.

Non a caso, queste obbligazioni emergenti in dollari offrono tassi altissimi, specie di questi tempi. E dire che la Nigeria è uno dei principali produttori di petrolio al mondo, sebbene non sia stata ad oggi capace di utilizzare proficuamente la risorsa. Il governo punta a triplicare le estrazioni nei prossimi anni, al fine di dare una svolta all’economia e alle stesse entrate fiscali.

Il rischio di cambio per questi titoli è legato alle variazioni del cross euro-dollaro, ma bisogna fare attenzione alla congruità delle riserve valutarie di Abuja, sotto pressione da tempo per via del tasso di cambio fisso imposto dalla banca centrale.

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bollo auto 2022: perché il 31 ottobre può essere una data trappola
Articolo precedente

Esenzione bollo auto, vale anche per il noleggio a lungo termine?

Articolo seguente

Trasformare casa in studio professionale: si può fare senza perdere i bonus?