Quando acquistiamo un’obbligazione, la prima cosa a cui guardiamo è il rendimento. Sapete come si calcola? Esso è dato dalla somma tra la cedola annuale e la differenza tra il prezzo rimborsato alla scadenza e quello di acquisto, suddivisa per il numero di anni. Facciamo un esempio pratico per capirci. Compro un bond con tasso d’interesse annuale del 5% a 90 centesimi e con scadenza tra 10 anni esatti. Il mio rendimento sarà pari al 6,1%. Infatti, alla cedola del 5% dovrò aggiungere quel margine di 10 su 90 (11,1%) suddiviso per 10 anni.
Detto questo, cosa dovremmo scegliere tra obbligazione ad alta cedola e obbligazione a basso prezzo, a parità di rendimento offerto? La risposta non è uguale per tutti. Anzitutto, dipende dalle preferenze intertemporali di chi investe. Io potrei preferire incassare il mio guadagno quanto prima possibile, un altro troverebbe più conveniente incassarlo in futuro, magari avendo modo di compensare le plusvalenze realizzate su altri bond ai fini fiscali.
L’effetto del rendimento composto sugli investimenti
C’è un altro elemento che ci può guidare nella scelta ed è il concetto di rendimento composto. L’esempio di cui sopra è stato esplicitato ricorrendo al rendimento semplice. Tuttavia, nella realtà il guadagno percepito in un dato arco di tempo può essere reinvestito a sua volta. Ad esempio, se la cedola su un’obbligazione di 1.000 euro fosse del 5%, tra un anno avrei sul conto 1.050 euro (tralasciamo per semplicità di calcolo l’aspetto fiscale). I 50 euro della cedola li potrei reinvestire, per ipotesi allo stesso tasso del 5%, per cui dopo due anni avrei 1.102,50 euro. Infatti, maturerei il 5% anche sui 50 euro. In assenza del reinvestimento, avrei 1.100 euro.
Più passa il tempo, più l’effetto del rendimento composto si fa sentire, dato che i rendimenti insistono su un capitale sempre più alto per effetti dei rendimenti passati reinvestiti.