Pensioni 2022: c’è accordo Pd e M5S. Chi più fatica va prima in pensione

Asse Pd M5S per l’allargamento di Ape Sociale ai lavoratori gravosi. Come potrebbero essere le nuove pensioni 2022.
3 anni fa
1 minuto di lettura
pensione

A pochi mesi dalla fine di quota 100, si intensificano i dibattiti per una riforma pensioni che eviti lo scalone dal prossimo anno. In assenza di interventi, dal 2022 ci vorranno 5 anni in più rispetto a quota 100 per lasciare il lavoro.

Sul punto il governo è stato chiaro: non si possono più fare riforme sulle pensioni ricorrendo a ulteriore debito. Per cui bisogna trovare soluzioni alternative che non destino troppe preoccupazioni per la sostenibilità dei conti pubblici.

Pd e M5S convergono sui lavoro usuranti

Una fra tutte è quella di Ape Sociale allargata ai lavoratori usuranti.

Un punto intorno al quale sembrano convergere un po’ tutti, in particolare PD e M5S. L’ex premier Conte ha spiegato che allargare la platea dei beneficiari di Ape Sociale, in questo senso, è utile e doveroso.

Non si può pretendere che un minatore, un conduttore di macchinari da cantiere o un muratore debba attendere la stessa età di un impiegato comunale per andare in pensione. E’ sbagliato, perché le aspettative di vita sono nettamente diverse. Sicché, dice Conte, si tratta di introdurre con Ape Sociale

un meccanismo di pensionamento anticipato che sia corrispondente alla diversa gravosità

Una proposta in sostanza già avanzata tempo fa dal Pd e con il quale si è creato un asse importante in vista della riforma pensioni. Come ha dichiarato il segretario Enrico Letta:

per il superamento Quota 100 si deve partire dal concetto di lavoro usurante.

Riforma pensioni con Ape Sociale allargata

Ma come funzionerebbe l’Ape Sociale allargata? La commissione governativa lavori gravosi, presieduta da Cesare Damiano, ha già aggiornato la lista dei lavori usuranti. Si tratta di ben 92 categorie professionali (attualmente sono 15) meritevoli di maggior tutela pensionistica.

Ape Sociale permette ai lavoratori usuranti di andare in pensione anticipata a 63 anni con almeno 36 di contributi. Ma non è detto che questi requisiti rimangano uguali per tutti con la riforma.

In ossequio al nuovo principio di flessibilità suggerito dall’Inps, per talune figure professionali la finestra potrebbe aprirsi anche prima, mentre per altri dopo. Dipenderà dal tipo di lavoro e da quanto tempo è stato svolto.

Si agirà molto probabilmente sia sul requisito anagrafico, legato alle aspettative di vita, che su quello contributivo. Così un operaio edile con 36 anni di corriera potrebbe andare in pensione anticipata a 60 anni, mentre un taxista o un ferrotranviere a 62, una educatrice di scuola di infanzia a 63 e così via.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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