Prezzi in rialzo e rendimenti in calo per i BTp. Il decennale era arrivato a offrire lo 0,92% nel corso della seduta di ieri. Nella prima mattinata di oggi, era allo 0,86%. L’inversione di marcia è avvenuta dopo che nella serata di ieri si è diffusa un’indiscrezione, rilanciata da Bloomberg, che riguarda gli acquisti di bond da parte della BCE dopo la cessazione del PEPP. Quest’ultimo è il programma da 1.850 miliardi di euro varato con l’arrivo della pandemia, in scadenza nel marzo 2022.
Una delle ipotesi sinora più in voga è stata che la BCE potenzierà il “quantitative easing” (QE), il piano di acquisti ordinario da 20 miliardi al mese, così da compensare almeno in parte il venir meno del PEPP. Tuttavia, con l’inflazione nell’Eurozona ormai nettamente sopra il target del 2% (3,4% a settembre), questa prospettiva starebbe diventando controversa. Come si giustificherebbe l’aumento degli stimoli monetari, a fronte di un’accelerazione dell’inflazione?
Lo scudo offerto ai BTp
Ed ecco che da Francoforte spunta un’altra ipotesi, abbastanza positiva per i BTp. L’idea sarebbe di lasciare sostanzialmente invariato il QE e di provvedere semmai ad acquistare solamente quei titoli di stato che fossero oggetto di vendite copiose sui mercati dopo la fine del PEPP. In altre parole, si darebbe vita ad acquisti “selettivi” e condizionati al verificarsi di eventi avversi sui mercati. Questo significherebbe per i nostri bond godere di un ombrello sotto il quale proteggersi dalle vendite speculative.
Non è la prima volta che qualcosa di simile sia concepito alla BCE. Nel 2010, l’allora governatore Jean-Claude Trichet varò il Securities Markets Program, con cui poté sostenere temporaneamente i titoli dei cosiddetti PIIGS contro la speculazione. Invece, nel 2012 fu Mario Draghi ad allestire l’Outright Monetary Transactions, un piano anti-spread condizionato alla richiesta del governo bisognoso di assistenza e alla sua firma di un memorandum d’intesa sulle riforme.
L’indiscrezione sarebbe doppiamente positiva per i BTp: la fine del PEPP non lascerebbe i nostri bond in balia degli umori degli investitori e la BCE finalmente si renderebbe conto della necessità di dotarsi di meccanismi automatici per arrestare la speculazione contro una parte dell’Eurozona. Vedremo quanto di questo rumor diverrà realtà. I “falchi” lamenteranno quasi certamente che questo scudo finirebbe per disincentivare l’Italia a realizzare le riforme e risanare i conti pubblici. Finché Draghi sarà a Palazzo Chigi, però, tali resistenze sarebbero facilmente superate.