Non è un buon momento per i titoli di stato italiano. Basta leggere l’andamento del BTp a 10 anni per rendersene conto. Ai massimi toccati agli inizi di agosto, la quotazione si attestò a 100,76, pari a un rendimento lordo dello 0,53%. Oggi, risulta scesa a 97,13 centesimi, corrispondente a un rendimento dello 0,91%. In appena due mesi, quindi, il calo è stato pesante: -3,6%! Non è poco per una scadenza di questa durata.
Il BTp a 10 anni non rappresenta alcuna eccezione nel panorama dei bond sovrani italiani.
BTp a 10 anni, i timori del mercato
Tuttavia, nelle ultime sedute la preoccupazione dei mercati si sta concentrando per uno scenario noto come “stagflazione”. Così si spiega, ad esempio, la fuga dei rendimenti per il BTp a 10 anni di ben un quarto di punto percentuale in una ventina di giorni. Gli investitori temono che il boom dei prezzi delle materie prime e la strozzatura dell’offerta in vari settori rinfocolino l’inflazione e al contempo arrestino o frenino la crescita economica.
Come avevamo avvertito a suo tempo, lo scenario migliore per l’Italia sarebbe quello di una crescita senza inflazione, il peggiore di un ritorno dell’inflazione con bassa crescita. In questo secondo caso, infatti, lo scarso dinamismo del PIL accrescerebbe il rischio sovrano percepito, mentre l’alta inflazione legherebbe le mani alla BCE sugli stimoli. L’Eurozona ha già un tasso d’inflazione al 3,4% contro un target ufficiale del 2%, pur divenuto “simmetrico” per espressa dichiarazione di Francoforte.