Bond emergenti in fibrillazione sull’annuncio del presidente americano Joe Biden dell’esclusione dell’Etiopia dalla lista degli stati africani con accesso commerciale al mercato USA senza dazi. La decisione è stata presa a seguito della pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite, in base al quale sia il governo che le milizie del Tigrè si sarebbero resi responsabili di ripetute e gravi violazioni dei diritti umani.
Le uniche obbligazioni in dollari emesse sul mercato internazionale si sono deprezzate dopo la notizia.
Bond emergenti “spazzatura”, debito a rischio
I bond emergenti emessi dall’Etiopia sono classificati come “spazzatura” dalle principali agenzie di rating: CCC+ per S&P, CCC per Fitch e Caa2 per Moody’s. Del resto, il governo di Addis Abeba ha fatto richiesta al G20 per ottenere la ristrutturazione del debito, sebbene non abbia ad oggi ricevuto alcuna risposta in tal senso. Tuttavia, gli stati creditori hanno sospeso la riscossione dei pagamenti previsti.
L’altra cattiva notizia per i suddetti bond emergenti è stata la proclamazione dello stato d’emergenza per sei mesi da parte del governo, a seguito della minaccia delle milizie del Tigrè di marciare sulla capitale. Il debito pubblico in sé non sarebbe un problema, attestandosi al 60% del PIL. Ma per il 30% risulta contratto in valute forti e con scadenze brevi. Dunque, la bilancia dei pagamenti soffre e rischia una crisi devastante. Il passivo nel primo trimestre sfiorava gli 800 milioni di dollari, a fronte di riserve valutarie per appena 3 miliardi a fine 2020.
Oltretutto, pur avendo perso il 20% nell’ultimo anno, il cambio resta forte e minaccia proprio la competitività dell’economia domestica.