Dopo un anno dall’apertura della piattaforma relativa alla cessione dei vari bonus edilizi, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernest Maria Ruffini, intervistato Mezz’ora in più su Rai 3, ha parlato della situazione sull’andamento delle misure, ma, soprattutto, sull’uso fraudolento che, purtroppo, se n’è anche fatto. Ad oggi, spiega Ruffini, sono emersi ben 950 milioni di crediti inesistenti, ma c’è dell’altro. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Bonus edilizi, il decreto anti-frodi è stato necessario
Come già detto in apertura, l’Agenzia delle entrate è riuscita a scovare ben 950 milioni di crediti inesistenti.
Purtroppo, spiega il direttore, questo scenario si temeva fin dall’inizio. Quando lo Stato stanzia risorse ingenti, c’è sempre chi cerca di approfittarne. Il problema, ad ogni modo, riguarda soprattutto il meccanismo della cessione e dello sconto in fattura. Due strumenti, quest’ultimi, pensati dal legislatore per consentire di usufruire dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti a chi non ha possibilità finanziarie.
Ad oggi, l’Agenzia ha scovato diverse cessioni di crediti inesistenti, in alcuni casi riferiti a interventi edilizi non effettuati o, addirittura, “riferiti a lavori fittiziamente realizzati in favore di persone inconsapevoli”. “Questi crediti, spiega Ruffini, possono poi essere monetizzati cedendoli agli intermediari finanziari.
“Abbiamo fatto una serie di controlli e verificato le cose più diverse: lavori fatturati ma rimasti solo sulla carta, fatture emesse da aziende non edilizie, addirittura macellai che rilasciavano fatture per lavori edilizi”.
Proprio per questo motivo, si è dovuto intervenire con una certa urgenza. Così, con il decreto anti-frodi, il governo ha optato per delle misure molto più stringenti per l’accesso ai bonus edilizi. La novità più importante è stata l’introduzione dei controlli preventivi sul visto di conformità per tutti i bonus edilizi, e non più solo sul superbonus 110%.
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