Domenica scorsa, è accaduto un po’ un evento storico in Argentina: i peronisti hanno perso il controllo del Congresso per la prima volta dal 1983. Alle elezioni di metà mandato, con in palio metà seggi alla Camera e un terzo al Senato, ha vinto il centro-destra di “Insieme per il Cambiamento”. La notizia ha acceso le speranze degli obbligazionisti, come segnala il timido rialzo dei bond in dollari dell’Argentina di queste ultime sedute.
La quotazione della scadenza luglio 2035 e cedola step up (ISIN: US040114HT09) è salita fino a oltre 31 centesimi.
Bond Argentina tra crisi e speranze
Cosa succede? Il presidente Alberto Fernandez ha ammesso la sconfitta dopo soli due anni di mandato. Ha promesso che concorderà con l’opposizione un’agenda per rilanciare l’economia e che concorderà con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nuove condizioni sui 44 miliardi di dollari di prestiti ricevuti. Unità nazionale e accordo con l’istituto di Washington sono le cose che il mercato voleva sentirsi dire. Con un’inflazione sopra il 50% e un cambio collassato solo quest’anno di quasi un altro 19%, con il peso a viaggiare a metà del loro valore ufficiale al mercato nero, solo riforme condivise potranno far uscire l’economia argentina da una crisi ormai strutturale.
Non sarà facile giungere all’obiettivo. I peronisti sono divisi, con la ex presidenta Cristina Fernandez de Kirchner, oggi al capo del Senato e numero due dell’amministrazione, che vorrebbe che il governo mantenesse posizioni di chiusura verso l’FMI e spendesse ancora di più per sostenere l’economia.