Sulla riforma pensioni 2022 è ancora tutto in gioco. Quota 102 sembra essere in dirittura d’arrivo per il prossimo anno, per evitare la Fornero, ma avrà durata breve. Poi si vedrà come risolvere il problema dal 2023.
Sembra che si proceda a vista sulle pensioni, senza un obiettivo ben preciso, se non a parole. Giovani, garanzie, sostenibilità, equità, ecc. Tutti slogan magici che piacciono al pubblico, ma che in concreto non portano a nulla.
Abolire le pensioni retributive
Il sistema pensionistico italiano, si sa, non è più sostenibile.
Il disegno del governo è quello di riportare tutti all’ordine con le regole Fornero. E quota 102 è solo uno specchietto per le allodole. Poche migliaia di lavoratori beneficeranno di questa opportunità ed è proprio per questo che la riforma pensioni 2022 trova difficoltà a passare in Parlamento.
Il messaggio di Draghi è chiaro: se si vuole andare in pensione prima dei 67 anni, bisognerà accettare un taglio. Come? Con la pensione interamente calcolata col sistema contributivo, anziché misto.
Uscita anticipata a 64 anni
Scartata la strada di quota 41, una delle ipotesi più caldeggiate dai sindacati per consentire una uscita anticipata poco onerosa sarebbero le pensioni a 64 anni. Due anni in più rispetto ai requisiti anagrafici previsti da quota 100 e con almeno 20 anni di contributi versati.
A dire il vero, le pensioni anticipate a 64 anni oggi già esistono. Ma l’opzione è riservata ai lavoratori il cui accredito contributivo è successivo al 31 dicembre 1995. Cioè ai contributivi puri.
Bisogna, poi, aver maturato un assegno di pensione pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Cifra che per il 2021 ammonta ad almeno 1.280 euro mensili.
Ebbene, la soluzione per tutti potrebbe arrivare dalla modifica di questo parametro.