E’ stata una settimana decisamente negativa per l’euro quella scorsa. Contro il dollaro ha perso circa l’1,5% e contro la sterlina ben il 2%. Nel primo caso, è sceso sotto 1,13, ai minimi da 16 mesi. Ma l’indebolimento è ben maggiore contro il franco svizzero, il quale si è portato ai massimi da metà 2015, cioè da sei anni e mezzo a questa parte, contro la moneta unica. E c’è un altro aspetto assai interessante di questo trend: la valuta elvetica scambia sotto 1,05, un livello che negli ultimi anni è stato considerato il nuovo cambio minimo ufficioso della Banca Nazionale Svizzera (BNS).
Il 15 gennaio 2015, il governatore Thomas Jordan scosse i mercati annunciando che non avrebbe più difeso il cambio minimo di 1,20 contro l’euro. Immediatamente, il franco svizzero s’impennò contro tutte le altre valute al mondo, scendendo sotto la parità contro l’euro. Da allora, la BNS starebbe perseguendo informalmente un nuovo cambio minimo di 1,05, cioè non consentirebbe all’euro di acquistare meno di 1,05 franchi. Un modo per evitare che lo stato alpino scivoli nella deflazione.
Franco svizzero, cambio minimo informale violato
La BNS interviene esplicitamente sui mercati valutari acquistando euro, dollari, ecc., ogni volta che ritiene che il franco svizzero si stia apprezzandosi eccessivamente, minacciando la stabilità dei prezzi interna. Un dato da monitorare allo scopo è quello sui depositi a vista, salito nell’ultimo mese e mezzo di 8 miliardi a 644,25 miliardi di franchi. Essi sarebbero la conseguenza delle valute straniere acquistate dalla BNS attraverso le banche svizzere, le quali in cambio riporterebbero indietro la valuta elvetica così incassata.
Ad ogni modo, il rafforzamento del franco svizzero rappresenta una brutta notizia per i mercati. Esso segnala l’aumento delle tensioni finanziarie dovute al boom dei contagi in stati come Germania e Austria, con la seconda ad avere già imposto un nuovo lockdown nazionale e la prima che sta stringendo le misure anti-Covid.
A differenza delle altre banche centrali, la BNS non ha la necessità di correre ad alzare i tassi, visto che l’inflazione è salita ancora all’1,2%, cioè entro il range massimo del 2% fissato. In un certo senso, questa maggiore capacità di pazientare frenerebbe l’apprezzamento del franco svizzero, il quale altrimenti sarebbe ancora più “super” contro le altre valute. A conferma del fatto che la Svizzera sia un porto sicuro, la curva dei rendimenti sovrana: tutta negativa, compresa la scadenza a 50 anni. Ma con questo tasso di cambio, la BNS scenderà certamente in campo per continuare a difendere il cambio minimo di 1,05, almeno per impedire che le quotazioni si allontanino eccessivamente da esso. Le prossime settimane ci daranno conferma di ciò sempre grazie ai dati sui depositi a vista.