Non sono state sedute particolarmente felici per i titoli di stato italiani. La scadenza a 10 anni è tornata ad offrire un rendimento superiore all’1% sui timori del mercato per l’inflazione da un lato e le nuove restrizioni anti-Covid in Europa dall’altro. Lo spread decennale con i Bund si è allargato in area 130 punti base, ai massimi dell’anno. Inevitabile l’impatto negativo sulle scadenze più lunghe come il BTp 2072.
Il bond ha fatto la sua comparsa sul mercato sovrano italiano all’inizio di quest’anno ed è il più longevo sinora emesso dal Tesoro con una durata residua attuale di quasi 50,3 anni.
BTp 2072, rendimento su e quotazione giù
In un paio di settimane, il BTp 2072 è passato da una quotazione sopra la pari a una sotto 95,50 centesimi. Ha così perso il 5%. Allo stesso tempo, il rendimento lordo è salito da 2,14% a 2,35%, cioè dello 0,21%. Siamo ai massimi dal giugno scorso, pur sotto i massimi toccati a maggio, quando il titolo era arrivato a rendere il 2,54%. Grazie a questo balzo del rendimento, però, un obbligazionista che avesse acquistato il bond ieri, anziché un paio di settimane prima, percepirebbe alla scadenza circa il 10,5% in più cumulato, qualcosa come il +9% netto.
Il risultato è facile da ottenere. Poiché da qui alla scadenza manca più di mezzo secolo, moltiplicando il più alto rendimento per il numero di anni residui si arriva a quel 10% abbondante. A questi prezzi, tuttavia, l’inflazione non sarebbe ancora coperta. A ottobre, è salita in Italia al 3%, a fronte di un rendimento netto di poco superiore al 2%. Per quanto l’inflazione attesa nei prossimi anni sia più contenuta e sotto il target BCE del 2%, non possiamo ancora dirci soddisfatti nell’ottica di preservare il capitale dalla perdita del potere d’acquisto.