Il caro bollette spaventa il governo Draghi. Secondo i calcoli di Nonisma e Consumerismo, tra luce e gas se ne andranno nel 2022 circa 1.200 euro in più per una famiglia tipo, all”incirca uno stipendio mensile. In particolare, le bollette del gas rincareranno del 50%, quelle della luce del 17-25%. Ed ecco che spunta l’ipotesi di imporre un contributo di solidarietà sui redditi più alti per finanziare interventi a favore delle famiglie con redditi bassi.
Al Ministero di economia e finanze, la proposta che sta facendosi largo sarebbe di impedire per il 2022 e forse anche per il 2023 che i titolari di redditi lordi superiori ai 75.000 euro abbiano benefici dal taglio dell’IRPEF appena concordato in maggioranza.
Questo significa che chi si collocherà nella quarta aliquota del 43%, sulla base della riforma fiscale sopra accennata avrebbe benefici per 270 euro. Infatti, risparmierebbe 260 euro per l’abbassamento della seconda aliquota del 28% e altri 660 euro per la terza del 38%. Tuttavia, pagherebbe 250 euro in più sopra 50.000 euro e fino a 55.000 euro e altri 400 euro tra 55.000 e 75.000 euro. Questo beneficio scomparirebbe per effetto del contributo di solidarietà. Il gettito per lo stato è stimato in qualcosa come 250-270 milioni. A dire il vero, le risorse così incamerate risulterebbero ugualmente insufficienti a finanziare un corposo sostegno ai redditi più bassi contro il caro bollette.
Contributo di solidarietà un vecchio vizio italico
All’ipotesi del contributo di solidarietà si mostrano contrari Lega, Forza Italia e Italia dei Valori. A favore, invece, PD, Movimento 5 Stelle e Leu.
Il taglio delle tasse appena concordato tra i partiti della maggioranza offrirà già benefici risibili al ceto medio, manca solo che, fatta la legge, lo stesso legislatore trovi l’inganno per applicarla a una platea di contribuenti quanto meno numerosa possibile. Anche perché la storia italiana insegna che, finita un’emergenza, lo stato ne trova subito un’altra per giustificare il mantenimento dei balzelli.