Pagamento pensioni a rischio? Se l’Italia continua a mandare in pensione i lavoratori prima del tempo con assegni non commisurati ai contributi versati, si rischia il dissesto finanziario.
Recentemente l’OCSE ha fatto notare come il nostro Paese, in barba alle regole Fornero, sia riuscito negli ultimi 10 anni a mandare in pensione i lavoratori a un’età media di 61,8 anni. Inferiore alla media OCSE che è stata di 63 anni.
Inps in rosso e tenuta dei conti a rischio
A lanciare l’allarme è stata più volte la Corte dei Conti e anche Bankitalia.
A raccomandare il legislatore di prestare attenzione alle riforme sulle pensioni è il presidente Pasquale Tridico, il quale puntualizza che
“a normativa vigente se continuiamo a non impiegare i dipendenti pubblici e a finanziare la spesa pensionistica da qui al 2029 avremo una gestione pensionistica in disavanzo per 45 miliardi”.
Tradotto, non ci saranno abbastanza soldi per pagare le pensioni. Quota 100 ha sicuramente contribuito ad appesantire il bilancio Inps, ma ciò che più pesa è il sistema di calcolo delle pensioni che occorre rivedere.
Pagamento pensioni a rischio fra 8 anni
In assenza di interventi concreti sulla finanza previdenziale, l’Inps si ritroverà con i conti dissestati. In altre parole, il gettito contributivo non sarà in grado di sostenere il pagamento delle pensioni. Quindi, o si aumenteranno le aliquote (già molto elevate) o si devono tagliare gli assegni. Ma come?
La seconda via è più percorribile. Come dice anche l’ex presidente Inps Tito Boeri, “è necessario accelerare l’entrata a regime del sistema contribuivo”. Cosa significa? In pratica bisogna fare in modo che chi va in pensione prima, subisca una penalizzazione.
Il meccanismo sarebbe quello di Opzione Donna e già adottato anche da altri Paesi, Stati Uniti compresi.
Solo in questo modo si riuscirà a mettere una pezza all’emorragia finanziaria che si è venuta a creare nei conti dell’Inps. Onde evitare che a pagare il conto siano i giovani lavoratori di oggi e di domani.