Italia un Paese di vecchi. Numeri impietosi quelli riportati dall’Istat che racconta di un’Italia dove a fare figli si è ormai proprio in pochi. Secondo l‘ultimo report Istat relativo alla “Natalità e fecondità della popolazione residente” il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana nel 2020 è stato pari a 1,24 (non è mai stato così basso) da 1,44 negli anni 2008-2010, anni di massimo relativo della fecondità. Una donna in media partorisce il primo figlio a 31,4 anni.
La fase di calo della natalità avviatasi nel 2008 si ripercuote soprattutto sui primi figli (47,5% del totale dei nati): nel 2020 sono 192.142 (oltre 8 mila in meno sul 2019, pari a -4,1%; -32,5% sul 2008).
il calo maggiore in Valle d’Aosta (-46,6%). Tra le cause del calo dei primi figli vi è la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni, una tendenza di lungo periodo di bassa crescita economica, oltre ad altri possibili fattori di natura culturale.
Istat, denatalità: colpa anche del Covid
Nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019). La colpa di questi numeri in calata è imputabile anche alla pandemia che ha reso il futuro dei lavoratori sempre più incerto e fare figli è così diventato un impegno economico davvero poco sostenibile. Il calo infatti si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica.
Istat: 12.500 nuovi nati in meno in Italia nel 2021
E le prospettive non sono affatto rosee visto che secondo i dati provvisori indicano una denatalità che prosegue nel 2021 con già meno 12.500 nascite tra gennaio e settembre, quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo del 2020.
Poche nascite oggi e chi paga le pensioni domani?
La domanda a questo punto è d’obbligo: ma se il Paese invecchia chi pagherà le nostre pensioni? Anche l’apporto positivo dell’immigrazione, afferma l’Istat, sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. Servono urgentemente politiche di sostegno ai giovani e alle famiglie affinché possano ritornare (o incominciare) a guardare con speranza al futuro e ripopolare l’Italia.