Iniziarono quest’avventura in 3.000, nel frattempo sono scesi a 2.500. Avrebbero dovuto concludere il loro operato nell’aprile 2021, ma il contratto è stato prorogato al 31 dicembre di quest’anno. Adesso, un emendamento presentato alla Commissione Bilancio della Camera dai relatori del cosiddetto “Decreto Recovery” estende di altri sei mesi il contratto per i navigator.
Assunti dall’allora governo “giallo-verde” per accompagnare al lavoro i beneficiari del reddito di cittadinanza, sono finiti a chiedere che il lavoro sia dato a loro. Barzellette italiche, che si ripetono di decennio in decennio per questa o quella categoria.
L’emendamento del governo prevede anche di rimpiazzare l’Anpal con le Regioni. In pratica, queste diverrebbero i nuovi datori di lavoro dei navigator. E i diretti interessati non gradiscono affatto questa soluzione, dato che significherebbe per loro andare incontro a un destino a macchia di leopardo, a seconda della zona di operatività. Anche perché, diciamocelo francamente, le Regioni non saprebbero neppure dove collocarli e cosa farne.
Navigator a caccia di un contratto stabile
I navigator sono l’espressione nitida di un fallimento: quello di chi gettò fumo negli occhi agli italiani, convincendoli che il reddito di cittadinanza non sarebbe stato un incentivo per stare seduti sul divano. Si è creata subito una confusione da cui in pochi stanno riuscendo a venire a capo. Quando si parla di flop del reddito di cittadinanza, si fa riferimento quasi sempre proprio alle scarse opportunità lavorative che i navigator sono riusciti a trovare per i beneficiari residenti nella loro area di competenza.
Ebbene, come volevate che trovassero un posto di lavoro questi benedetti ragazzi e ragazze, se alla scadenza del contratto stanno protestando perché sia stabilizzato il loro? I navigator sono stati e restano inutili ai fini propagandati dallo stato, non perché non siano bravi o competenti, ma semplicemente perché non è un funzionario pubblico a poter trovare lavoro in una Nazione con uno dei più bassi tassi di occupazione nel mondo occidentale.
E, però, i navigator qualche responsabilità ce l’hanno. Oggetto di critiche e insulti anche indecorosi, adesso che il dado è tratto sull’irrilevanza della loro figura, dovrebbero accettarne le conseguenze e passare oltre. E’ evidente che neppure il legislatore finge più di credere nel loro operato. Perché rivendicare il posto di lavoro “a vita” per ingrossare le fila dei dipendenti pubblici superflui? Quale esempio mai potranno offrire ai percettori del reddito di cittadinanza, se per primi sono essi stessi a pretendere la stabilizzazione di una posizione giudicata inutile dai più?