Anche nel 2022 si può andare in pensione a 63 anni, ma non per le badanti. La legge di bilancio ha esteso la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico di altri 12 mesi allargando la platea dei lavoratori usuranti aventi diritto.
Ape sociale prevede infatti la possibilità di andare in pensione a 63 anni con almeno 30 di contributi versati (quota 93). Si tratta, per l’esattezza, di uno scivolo in attesa di conseguire la pensione al raggiungimento dei requisiti ordinari. Ma per le badanti questo canale rimane precluso.
Ape Sociale, in pensione a 63 anni
Quota 93, o Ape Sociale, spetta di diritto ai lavoratori dipendenti, autonomi o iscritti alla Gestione Separata. Oltre ad avere raggiunto il limite di età a 63 anni e avere almeno 30 anni di lavoro alle spalle, bisogna trovarsi in una particolare situazione di disagio (caregiver, invalidi, disoccupati, lavoro usurante).
Ape Sociale è stata estesa dal 2022 a 8 categorie in più di lavori usuranti per i quali occorre un requisito contributivo pari a 36 anni di lavoro (32 per gli operai edili e ceramisti). Nello specifico, per accedere ad Ape Sociale, bisogna essere lavoratori dipendenti e avere svolto da almeno sette anni negli ultimi dieci ovvero almeno sei anni negli ultimi sette un lavoro usurante.
Fra le nuove mansioni di lavoro usurante, troviamo per il 2022 i maestri delle scuole primarie, i magazzinieri, gli estetisti, alcune figure professionali sanitarie e di assistenza alla persona. Contrariamente alle previsioni, però, sono escluse a sorpresa le badanti e le colf.
Colf e badanti non sono professioni usuranti
Stando alla nuova classificazione della mansioni gravose stilata dalla Commissione governativa Damiano, colf e badanti sono rimaste tagliate fuori. In altre parole, fare la badante non rientra fra i lavori usuranti (codice Ateco 96.09.09). Mentre rientrano fra le mansioni usuranti gli operatori socio sanitari (OSS) che svolgono le stesse funzioni delle bandanti.
Strano ma vero. Del resto l’Italia è il Paese delle contraddizioni e delle illogicità.
Secondo gli esperti di previdenza si tratta di un vero e proprio autogol del governo, impegnato nella lotta contro l’evasione fiscale e il lavoro nero. Non esiste in Italia un settore come quello delle cof e badanti dove si annida maggiormente il lavoro nero.
Permettere alle badanti di accedere ad Ape Sociale avrebbe sicuramente dato una spinta alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro e maggiori entrate contributive nelle casse dell’Inps.