Con l’Italia salgono a una decina in tutto il mondo gli stati che hanno imposto l’obbligo vaccinale. Siamo in compagnia di paesi come il Turkmenistan, tanto per capire in quale sfera geopolitica stiamo andando a collocarci. Entro il 31 gennaio, i residenti sul territorio nazionale di età pari a minimo 50 anni dovranno avere somministrata almeno la prima dose per non rischiare una sanzione. Essa sarà di 100 euro una tantum, ma salirà da 600 a 1.500 euro per quanti si recheranno sul luogo di lavoro senza essere stati vaccinati.
Le multe saranno comminate grazie all’incrocio dei dati sanitari con quelli della popolazione residente. E qui verrebbe da scattare dalla sedia: l’Agenzia delle Entrate visionerà i dati su vaccini e tamponi, archiviati da SOGEI, società controllata dal Ministero di Economia e finanze. Siamo al Grande Fratello senza più ormai alcun filtro. Una deriva illiberale di cui l’obbligo vaccinale è solo la punta dell’iceberg.
Ma il governo Draghi ha tutt’altro che mano ferma nella gestione della pandemia. La sensazione sempre più diffusa tra partiti e, soprattutto, cittadini è di confusione mentale all’ennesima potenza. Il premier è passato in poche settimane dal consentire ingressi negli stadi ai tifosi fino al 75% della capienza, salvo scendere di recente al 50% e qualche giorno fa premere sulla FGIC per chiederne, addirittura, la chiusura. Alla fine, la Lega di Serie A ha optato per giocare con capienza massima di 5.000 tifosi nelle giornate di 16 e 23 gennaio.
Obbligo vaccinale, caos norme anti-Covid
Ancora peggio va con la scuola. La posizione del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è di impedire il ritorno in DaD, fuorché nei casi previsti dall’ultimo decreto legge. Ma i presidi sono convinti che non potranno garantire le lezioni in presenza alla riapertura di oggi dopo le vacanze di Natale.
E che dire dello smart working? Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, lo ha osteggiato sin dal suo insediamento e lo aveva di fatto soppresso dalla metà di ottobre. Adesso, con la curva dei contagi esplosa a una media prossima ai 200.000 casi giornalieri, si è visto costretto a un mezzo passo indietro. Una circolare congiunta con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sprona le attività a utilizzare lo smart working ove possibile. Per i dipendenti pubblici non esiste, però, alcun protocollo, se non un generico invito al rispetto delle regole di distanziamento sociale.
L’obbligo vaccinale è la foglia di fico dietro la quale Draghi intende nascondere il suo fallimento autunnale. La strategia taumaturgica delle riaperture legate al (super -) green pass non ha funzionato e alla vigilia dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica, il premier cerca di tutelare e rilanciare la propria immagine di “Super Mario” con misure solo formalmente dure. A dire il vero, si nota una sostanziale continuità con i provvedimenti e la realtà del governo Conte. Anzitutto, controlli quasi inesistenti e assembramenti in luoghi pubblici in barba alle norme anti-Covid. Secondariamente, legislazione contraddittoria, alluvionale e confusionale. Infine, scarso potenziamento dei mezzi pubblici e dei reparti ospedalieri travolti dalla pandemia, tra cui le terapie intensive. Per non parlare delle scuole. Siamo rimasti ai banchi a rotelle del ministro Azzolina.