Di Maio e Speranza i ministri che inguaiano Draghi e l’economia italiana

L'economia italiana parte male nel 2022 dopo il rimbalzo oltre le attese dello scorso anno. E sono due i ministri fardello del governo.
3 anni fa
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Di Maio e Speranza ministri che inguaiano Draghi
Italian FM Luigi Di Maio and Health Minister Roberto Speranza (R)  during the International Forum Middle East and Africa in Rome, 22 october 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

Il governo Draghi lavora a un nuovo pacchetto di aiuti per famiglie e imprese contro il caro bollette nel secondo trimestre. Previsto lo stanziamento di almeno 5 miliardi di euro e mirato alle sole fasce più deboli. Le risorse scarseggiano e il premier non ha intenzione di ricorrere a nuovo deficit per finanziare la misura. Lo spread è già salito in area 160 punti e i rendimenti decennali dei BTp sono ai livelli più alti dalla primavera del 2020, sopra 1,80%. L’economia italiana rallenta a causa del fermo alla produzione di molte imprese, impossibilitate a tenere testa ai rialzi dei prezzi di luce e gas.

A differenza di quanto andasse affermando fino a qualche settimana fa, il governatore della BCE, Christine Lagarde, ha paventato un rialzo dei tassi d’interesse già entro l’anno. Con un’inflazione media nell’Eurozona sopra il 5%, obiettivamente è stato il minimo che potesse dire per non scadere nel ridicolo con la storia che si tratti di un fenomeno passeggero. Ma per l’economia italiana, la svolta monetaria di Francoforte costituisce un problema. Dimentichiamoci il rimbalzo del PIL apparentemente spettacolare dell’anno scorso e il costo azzerato dell’indebitamento del Tesoro. Quella fase è alle spalle. Oggi, abbiamo di fronte crescita più lenta e costi più alti.

Districarsi tra questi problemi non sarà facile neppure per Mario Draghi. Oltretutto, guida un governo di ministri mediocri (altro che migliori!) e tra i quali ne spiccano un paio per mediocrità sotto la media e che finiscono, perciò, per remare contro l’economia italiana, ergo lo stesso premier. Il primo si chiama Roberto Speranza, improbabile e inamovibile ministro della Salute da oramai due anni e mezzo. Mentre il resto d’Europa sta allentando le restrizioni, vuoi per la riduzione dell’allarme sanitario e vuoi anche per la necessità di sostenere l’economia, il nostro leaderino di un partito inesistente (Leu) si è inventato il green pass obbligatorio per andare anche a lavorare, sostenuto in ciò da un Comitato tecnico-scientifico che ha dato prova della sua incapacità previsionale in questi lunghi anni di pandemia.

I due macigni per l’economia italiana

Ora, qui non stiamo a difendere i diritti dei lavoratori a non vaccinarsi, quanto a rimarcare che l’estensione del green pass praticamente a ogni aspetto della vita sociale rischia di rallentare ulteriormente l’economia italiana. E non ci venga a raccontare il ministro Speranza di essersi inventato tale misura per evitare nuove chiusure future, dato che i contagi e i morti stanno crollando ovunque in Europa, indipendentemente dal grado di restrizioni applicate.

L’altro ministro di cui Draghi dovrebbe fare a meno e, per ovvi motivi non può, si chiama Luigi Di Maio. Guida la Farnesina, il Ministero degli Esteri. La sua impreparazione per ricoprire tale carica è così scandalosa che si avverte esattamente in questa fase. L’economia italiana avrebbe bisogno di prezzi del gas più bassi dalla Russia, cosa che sarebbe possibile solamente se Mosca aumentasse le forniture all’Europa o specificatamente al nostro mercato. Un’operazione molto difficile nelle settimane in cui l’Occidente si trova schierato contro il Cremlino per la possibile invasione russa dell’Ucraina. La fede atlantista non può essere barattata in nessun caso. Servirebbe, però, un ministro di peso agli Esteri, capace di mediare tra le sacrosante minacce di Washington e l’interesse europeo ad ottenere più gas a minor costo.

Pensate che una vicenda di tale delicatezza possa essere affidata anche solo per scherzo a un Di Maio qualunque? Ne consegue che dobbiamo rassegnarci a pagare l’energia ai prezzi stellari di questi mesi. Due ministri non di peso, ma che sono essi un peso sull’azione governativa.

Vero è che la loro inettitudine sia tollerata e finanche condivisa dal resto dell’esecutivo, dove regna il terrore delle elezioni anticipate. Di Maio e Speranza sono due macigni sulla strada della ripresa per l’economia italiana. Un premier veramente “super” e libero da vincoli partitici li avrebbe silurati, anzi non li avrebbe neppure nominati. Invece, stanno lì a limare di settimana in settimana le prospettive di crescita tra misure scriteriate e vacuità diplomatica.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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