I numeri dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti (Arera) in audizione al Senato sono scioccanti: nel primo trimestre di quest’anno, gli aumenti su base annua delle utenze domestiche sono stati del 131% per la luce e 94% per il gas. Il caro bollette sta devastando i bilanci delle famiglie e il peggio non sarebbe finito. Secondo le stime di Confcommercio, l’inflazione a febbraio salirà al 5,6% dal 4,8% di gennaio, che era già il dato più alto dall’aprile del 1996.
L’economia italiana si starebbe sostanzialmente fermando. Anzi, rischia di cadere in recessione, alla quale del resto è ancora più vicina la Germania, la cui variazione congiunturale del PIL è stata negativa già nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha paventato il rischio di una rincorsa tra salari e inflazione, la classica spirale “futile” di cui abbiamo conoscenza per quanto accadde negli anni Settanta e primi anni Ottanta.
Caro bollette e aumenti degli stipendi
Eppure, il caro bollette difficilmente potrà essere schivato dalle aziende in sede di rinnovo dei contratti. Con un’inflazione al 5-6%, gli stipendi non potranno che aumentare ben più che nel recente passato. Molto varierà da settore a settore. I più colpiti dall’inflazione avranno maggiori difficoltà a piegarsi alle rivendicazioni sindacali, mentre i settori beneficiati dal rialzo dei prezzi dell’energia potranno permettersi anche ritocchi all’insù consistenti delle buste paga. Il resto lo farà il potere negoziale dei sindacati. Con un tasso di disoccupazione al 9% e un’occupazione poco sopra il 58%, la forza dei lavoratori è relativamente scarsa.
Resta il fatto che il potere d’acquisto sia stato falcidiato nell’ultimo anno e la corsa dei prezzi non si arresterà probabilmente entro pochi mesi.