Nulla cambia fino al 2024 per le pensioni del personale appartenente ai corpi di polizia e forze armate. La speranza di vita è rimasta ferma e di conseguenza l’età pensionabile per la generalità dei lavoratori rimane la stessa.
Quindi anche per i militari i requisiti per accedere alla pensione ordinaria non variano fino al 2024. Discorso diverso per quella di anzianità che, invece, potrebbero rientrare in un processo di revisione con la riforma del governo.
Pensione di “vecchiaia” per i militari
Come noto, il personale militare e appartenete alle forze di polizia, ivi inclusi i vigili del fuoco, accedono alla pensione al raggiungimento dell’età ordinamentale.
Il limite ordinamenale è però variabile in base al grado ricoperto dal militare e arriva fino a 65 anni per i massimi livelli (generali e dirigenti di Polizia). Per tutti non è previsto l’adeguamento alla speranza di vita come per la generalità dei lavoratori, anche se il legislatore ha più volte tentato di metterci mano.
La riforma delle pensioni in discussione al Ministero del Lavoro non dovrebbe intervenire sui requisiti consolidati per il pensionamento dei militari e dei corpi di polizia. Tuttavia nel mirino ci sarebbero le uscite anticipate.
Uscite anticipate e anzianità
Per uscire in anticipo dal servizio il personale militare e di polizia può accedere alla pensione di anzianità. Per questa servono:
- 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica;
- età anagrafica 58 anni e aver maturato almeno 35 anni di contributi;
- età anagrafica 54 anni se entro il 31 dicembre del 2011 è stata raggiunta la massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80%.
La pensione è corrisposta dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti (finestra di uscita).
Il governo, nell’ambito della riforma pensioni che scatterà dal 2023, ha intenzione di rivedere quelle di anzianità. D’altra parte il regime delle pensioni militari di anzianità sono un fatto diventato ormai anacronistico nel novero delle regole generali adottate anche dagli altri Stati europei.
Tutto ruota – secondo le valutazioni del ministero del Lavoro e della Difesa – intorno al fatto che le pensioni militari non seguono le regole generali legate alla speranza di vita. Principio su cui si reggono, invece, tutti i sistemi pensionistici europei.