La scorsa settimana, a sorpresa sui mercati internazionali è tornata la Nigeria con l’emissione di un nuovo bond in dollari per 1,25 miliardi. La durata è stata fissata a 7 anni, per cui la scadenza si avrà nel 2029. Alta la cedola fissa lorda offerta agli obbligazionisti: 8,375%. Non poteva essere altrimenti, dati i bassissimi rating assegnati da tutte le agenzie principali al debito sovrano del paese africano: B- per S&P, B per Fitch e B2 per Moody’s. Dunque, parliamo di titoli di stato “junk” o “spazzatura”, vale a dire ad alto rischio default.
Bisogna ammettere, però, che la Nigeria se l’è cavata meglio della Turchia, che nelle stesse ore collocava sul mercato anch’essa un bond in dollari, ma con scadenza nel 2027 e cedola 8,625% per 2 miliardi. In pratica, emissione più corta di due anni e cedola più alta di circa un terzo di punto percentuale. Effettivamente, la Nigeria avrebbe potuto anche prendersi un po’ di tempo in più per rifinanziarsi sui mercati esteri, dato che con il petrolio sopra 100 dollari riuscirebbe in teoria a tendere al pareggio di bilancio.
Bond Nigeria più appetibili con il caro petrolio
Tuttavia, il deficit pubblico potrebbe salire al 6,4% quest’anno, a causa dell’aumento dei sussidi energetici elargiti alla popolazione. Il debito resta sotto il limite fissato dal governo del 40%, al 35,5% alla fine del 2021. Il decennale in dollari negoziato sul mercato (ISIN: XS1566179039) perde quest’anno il 4,4% e offriva venerdì scorso un rendimento lordo dell’8,93%, a premio di 679 punti base sul Treasury a 10 anni. Va anche detto, però, che il paese avrebbe modo di migliorare la propria condizione fiscale, lasciando il cambio libero di fluttuare. Sul mercato nero, il naira vale il 36,5% in meno del tasso ufficiale contro il dollaro. Un cambio più debole aumenterebbe il valore dei ricavi derivanti dalle esportazioni (in dollari) del petrolio.
Probabile che il bond sia stato emesso in questa fase per approfittare dei costi d’indebitamento ancora relativamente bassi sui mercati, in coincidenza con il primo rialzo dei tassi americani, il quale dovrebbe dare il via a un aumento globale. Il margine offerto dai titoli nigeriani su quelli USA è elevato, a conferma della loro bassa qualità. Il petrolio sopra 100 dollari, però, potrebbe frenare la caduta dei prezzi nei prossimi mesi.