Era il mese di febbraio dello scorso anno quando la piccola Repubblica di San Marino emetteva il suo primo titolo di stato sui mercati internazionali, ribattezzato dalla stampa “bond Titano” dal nome del monte su cui sorge l’entità sovrana. Qualche mese prima ci aveva provato senza successo. In ogni caso, per attirare capitali all’infuori dai confini nazionali fu necessario offrire una cedola molto elevata rispetto alle condizioni di mercato vigenti in quella fase: 3,25%. Essa è distribuita attraverso la Bank of New York Mellon, incaricata dei pagamenti.
Ieri, il bond Titano si acquistava sopra la pari a una quotazione di quasi 102. Il suo rendimento viaggiava in area 2,20%, circa +210 punti base sopra il BTp a 2 anni. Lo spread resta altissimo, sebbene in fase di emissione fosse di 340 punti. A dicembre, però, era sceso nettamente sotto 200 punti. In altre parole, chi acquistasse oggi l’obbligazione di San Marino percepirebbe alla scadenza un rendimento medio annuo lordo del 2,2% in più rispetto a un investimento di pari durata sul mercato sovrano italiano.
Bond Titano, basso rating e rischi da banche ed economia
San Marino ha un rating “spazzatura”. L’unica agenzia che lo assegna ancora alla repubblica è Fitch con il giudizio di BB+, il gradino più elevato della sua scala “junk”. Tuttavia, essa rileva come per livelli di ricchezza e PIL pro-capite, San Marino sarebbe più vicino ai paesi con rating AAA, per intenderci la Germania. La sua economia è cresciuta del 5% nel 2021 dopo il -6,6% accusato nel 2020 con la pandemia. Quest’anno, le stime vanno da +3% a +3,5%. Il debito pubblico dovrebbe essere giunto al picco del 90,4% del PIL nel 2021 e dovrebbe scendere all’85% nel 2025. In miglioramento anche il deficit dal 5,7% del 2021 al 2,3% atteso per quest’anno.
C’è un altro elemento molto favorevole al debito sanmarinese: il 35% di esso è stato contratto attraverso due bond perpetui, cioè senza scadenza, e a tassi molto bassi: rispettivamente 1,75% e 0,1%.