Anche chi svolge attività di lavoro domestico in famiglia ha diritto alla pensione. Dal 1997 è istituito presso l’Inps il Fondo Casalinghe che permette appunto di ottenere una piccola rendita una volta raggiunti i limiti di età.
L’iscrizione è gratuita e rivolta ai lavoratori di entrambi i sessi che non risultano occupati in altre attività e non siano già in pensione. L’iscrizione al fondo può essere fatta gratuitamente online tramite sito Inps a partire dai 16 anni.
La pensione delle casalinghe
Ma cosa prevede l’iscrizione al fondo pensione casalinghe? La prestazione che viene assicurata dal Inps è essenzialmente la pensione di vecchiaia che può essere richiesta a partire dai 57 anni di età.
Il requisito minimo contributivo per ottenere la pensione è quello di aver versato almeno 5 anni di contributi. Bisogna poi rispettare un altro limite che è quello legato all’importo minimo: esso non deve essere inferiore a quello previsto per l’assegno sociale (468,10 euro al mese) maggiorato del 20%. Quindi, minimo 561,72 euro.
Detto limite però sparisce se la pensione è richiesta dopo i 65 anni di età. In questo caso basterà aver versato almeno 5 anni di contributi al Fondo casalinghe. Per lo svolgimento dell’attività domestica è necessario iscriversi anche presso l’Inail.
Quanti contributi versare e cosa si ottiene
Per quanto i costi, l’iscrizione è completamente gratuita ma poi bisogna versare mensilmente una quota, a libera scelta. L’importo minimo è comunque pari a 25,82 euro al mese per avere diritto a un mese corrispondente di pensione.
Più si versa e maggiori mesi di pensione si otterranno al momento opportuno. Quindi, alla fine del periodo di versamenti, l’Inps farà i calcoli di quanti mesi di pensione spetteranno alla casalinga assicurata.
Per calcolare ciò, l’Inps dividerà il montante contributivo per 25,82 euro. Pertanto, chi versa 25,82 euro al mese otterrà un mese di pensione, chi ne verserà il doppio due mesi e così via.
Per quanto riguarda l’ammontare dell’assegno, il calcolo è abbastanza semplice: si prende il montante contributivo, opportunamente rivalutato, e si applica il coefficiente di rivalutazione corrispondente all’età anagrafica della casalinga.
Ad esempio pratico, una lavoratrice che abbia versato 100 euro al mese per 20 anni, al netto della rivalutazione, si ritroverebbe oggi un montante di 24 mila euro che corrisponderebbe, a 65 anni di età, a una pensione di 1.526 euro all’anno (circa 127 euro al mese).