L’Italia non è un paese per giovani, lo sapevamo. L’indagine, dal titolo “A chi conviene l’Italia?”, di Club dell’Economia, realizzata in collaborazione con Censis su un campione di 1.146 intervistati (47,8% uomini e 52,2% donne) e presentato all’Abi, nel corso di una premiazione, conferma che il Bel Paese non viene percepito quale posto adatto allo studio, all’investimento e al lavoro. Solo il 7% ritiene che sia adatto per studiare, il 5,7% per investire e solo il 5,2% per lavorare. Insomma, la quasi totalità degli italiani boccia l’Italia.
Crisi economica Italia: il biglietto da visita del nostro paese
E alla domanda se usciremo mai dalla stagnazione economica, gli italiani si dividono in due parti quasi perfettamente uguali: solo il 50,7% risponde di sì, il 49,3% è pessimista. Interessante, poi, registrare che gli “ottimisti” raggiungono punte del 62% tra coloro che hanno meno di 35 anni e il 64% tra gli over 65. Un fatto abbastanza comprensibile: i più giovani sono i più ottimisti per natura, mentre i più anziani sono i più benestanti, pertanto, con una visione più positiva sul futuro. Nel mezzo, i non più tanto giovani, ma che non hanno quella solidità economica per potere guardare al futuro con maggiore fiducia. Infatti, la punta dei pessimisti arriva al 57% nella fascia tra i 35 e i 44 anni.
Più in generale, dalle risposte alle domande emergerebbe uno stato di rabbia degli italiani verso coloro che hanno guidato e guidano il nostro paese, accusati di averlo depredato, senza guardare minimamente all’interesse generale.
Le precisazioni del governo
Ma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ribatte che bisognerrebbe trovare qualche spunto di ottimismo e non cedere alla rassegnazione, perché non sarebbe vero che in Italia nulla si muove, visto che ogni trimestre si stipulano mezzo milione di contratti a tempo indeterminato, 1,7 milioni a tempo determinato e 70 mila di apprendistato.
SFOGLIA LE VIGNETTE SULLA DISOCCUPAZIONE
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Disoccupazione Italia, come fare ad essere ottimisti?
Le cifre saranno senz’altro veritiere, ma il dato sulla disoccupazione parla da solo. Oltre 3 milioni i senza lavoro e il numero dovrebbe crescere anche l’anno prossimo, come stima anche questa mattina l’Ocse, con i disoccupati previsti al 12,4% nel secondo trimestre del 2014. Difficile essere ottimisti in queste condizioni e in presenza di una paralisi politico-istituzionale, che va ormai avanti da troppo tempo. Quest’ultima preoccupa il 15,3% degli intervistati, contro il 16,7% che teme maggiormente l’invecchiamento progressivo della popolazione che rende i sistemi di welfare insostenibili e il 14,2% che ritiene che la burocrazia ostacoli il lavoro.
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