A differenza che nel passato, non sempre l’abbandono del tetto coniugale costituisce una figura di reato. Secondo i Giudici della Corte Costituzionale, con il cambiamento dei tempi e con l’evoluzione del costume sociale, il coniuge non rappresenta più una figura permanente ma modificabile anche per volontà di una sola parte della coppia.
Anche solo uno dei due, infatti, può manifestare la volontà di interrompere l’unione “senza colpa e senza effetti penalmente rilevanti taluni obblighi dei coniugi, tra i quali quello della coabitazione”.
Abbandono del tetto coniugale: quando è reato?
Come anticipato, quindi, soltanto in alcuni casi si configura il reato di abbandono del tetto coniugale.
Per non costituire reato l’abbandono del tetto coniugale deve avere alla sua base una causa, come ad esempio la volontà di separarsi o il fatto che la convivenza sia diventata intollerabile. Inoltre l’abbandono del tetto coniugale non deve lasciare i familiari (coniuge e figli), se non autosufficienti, al proprio destino. Queste regole valgono sia in caso di matrimonio che in caso di sola convivenza.
Abbandono del tetto coniugale: quali possono essere le cause?
Non serve la violenza fisica o psicologica per avere una giusta causa di allontanamento dalla casa coniugale: basta che il coniuge si senta trascurato o non compreso nei propri bisogni. La responsabilità penale dell’allontanamento dal tetto coniugale, in ogni caso, è esclusa in caso di presentazione di domanda di separazione.
Abbandono del tetto coniugale: quali effetti sulla separazione
Al di là del reato commesso o meno abbandonando il tetto coniugale, bisogna ricordare che sul piano civile per i coniugi c’è il dovere di coabitazione e in sede di separazione l’abbandono del tetto coniugale può causare l’addebito della causa della separazione e questo potrebbe portare alla perdita dell’eventuale diritto all’assegno di mantenimento e alla perdita dei diritti ereditari.
Se l’abbandono, però, è stato causato dal comportamento dell’altro l’addebito è escluso.