Si torna a parlare di abolizione del canone RAI. In Parlamento si è tentato di riesumare la proposta del M5S della scorsa estate di abolirlo, al punto che qualcosa di serio forse stava per maturare, ma poi più nulla, l’iniziativa è finita nel dimenticatoio.
Abolire il canone RAI, del resto vale circa 1,8 miliardi di euro, non poco, ma nemmeno tanto se si pensa che aumentando del 40% le inserzioni pubblicitarie, al pari delle Tv private, si arriverebbe a coprire i mancati incassi di uno dei balzelli più odiati dagli italiani.
Canone Rai costa 90 euro all’anno
Oggi l’abbonamento alla Tv pubblica è obbligatorio e vale 90 euro all’anno per uso privato. Una parte va alla Rasi, circa 75 euro, e il resto allo Stato che incassa così circa 300 milioni all’anno sottoforma di diritti. Il contribuente lo paga indistintamente come se fosse una tassa impossibile da evitare, salvo poche eccezioni, ed è pure costretto a vederselo addebitato in bolletta elettrica nella misura di 18 euro a bimestre. Una novità che era stata introdotta dal governo Renzi per fronteggiare l’enorme problema dell’evasione del balzello sulla Tv che aveva toccato picchi del 30% in Italia. Per gli esercizi commerciali e i pubblici esercenti, il canone RAI costa molto di più.
Casi di esonero
La legge prevede alcune categorie di utenti che sono esentati dal pagamento del canone RAI validi anche per il 2020. A parte coloro che non possiedono un apparecchio idoneo a ricevere le trasmissioni radiotelevisive, vi sono anche gli anziani con età superiore ai 75 anni e con reddito imponibile inferiore a 8.000 euro all’anno. Sono esonerati dal pagamento anche gli invalidi civili degenti in casa di riposo, i militari e gli appartenenti alle forze armate e della NATO e il personale diplomatico.
Abolizione canone RAI vale quasi 2 miliardi
Ma cosa prevedeva in sostanza la proposta del M5S sull’abolizione del canone RAI a firma di Maria Laura Paxia (alla Camera) e di Gianluigi Paragone (al Senato)? In buona sostanza si tratterebbe di reperire le coperture per circa 2 miliardi di euro all’anno, non più dalle tasche dei singoli contribuenti, ma dalle inserzioni pubblicitarie delle concessionarie, al pari delle Tv private. Basta modificare la legge che disciplina il tetto della pubblicità sui canali RAI per raccogliere maggiore pubblicità e quindi coprire i tagli derivanti dall’abolizione del canone Rai. Oggi la trasmissione dei messaggi pubblicitari è limitata rispetto alle Televisioni private commerciali e non può eccedere il 4 per cento dell’orario settimanale di programmazione ed il 12 per cento di ogni ora.
Più pubblicità sulle reti RAI
L’idea sarebbe quindi quella di incrementare gli introiti pubblicitari concedendo maggior spazio agli inserzionisti privati, ma anche quella di tagliare i costi della Rai a cominciare dagli stipendi di manager, presentatori e personaggi dello spettacolo. In questo modo la RAI potrebbe diventare anche più competitiva sul mercato mantenendo sempre il ruolo di funzione pubblica, come avviene in Spagna. Ma anche in altri Paesi europei il canone della Tv pubblica è a costo zero, come in Belgio, Olanda, Bulgaria, Cipro, Ungheria, ecc. Laddove, invece, si paga (Germania, Francia e Regno Unito, ad esempio), l’incidenza della pubblicità sulle trasmissioni dei canali televisivi pubblici è più bassa che in Italia.