Abolizione contante sarà soluzione finale delle banche centrali

L'uso del contante potrebbe essere presto abolito nel nome della sicurezza. Ma è solo la foglia di fico per coprire i fallimenti plateali delle grandi banche centrali.
8 anni fa
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Le banche centrali di USA, Europa e Giappone si trovano in un “cul de sac”. Dopo avere azionato per anni le rispettive stamperie, esitando stimoli monetari senza precedenti, non solo non hanno centrato gli obiettivi che si erano prefissi (discorso parzialmente diverso per la Federal Reserve), ma si trovano ancora oggi a lottare contro la minaccia della deflazione da un lato e della stagnazione dall’altro.

La Bank of Japan ha escluso nei giorni scorsi di volersi imbattere in un helicopter money, ma è chiaro che qualcosa dovrà inventarsi per portare fuori l’economia giapponese dalle secche di una stag-deflazione ventennale.

Nel frattempo, la Fed non riesce ad alzare i tassi USA per la seconda volta in oltre 10 anni di appena un quarto di punto percentuale e dopo il dato più che deludente sulla crescita del pil nel secondo trimestre, la nuova stretta sembra allontanarsi; la BCE potenzierà il suo “quantitative easing” dal prossimo board di settembre, dovendo sostenere un’inflazione azzerata e un’economia al palo.

Rendimenti bond sono ai minimi storici

Contro le conseguenze negative della Brexit, la Bank of England taglierà ancora i tassi questo mese, mentre Riksbank, SNB e la banca centrale danese sono tutte costrette a tenersi molto accomodanti o, addirittura, ad aumentare i loro stimoli, al fine di preservare la stabilità dei rispettivi prezzi interni.

Stando così le cose, i rischi per le economie sviluppate del pianeta non potranno che aumentare, essendo già alti. Un terzo del debito sovrano negoziato sui mercati rende meno di zero, mentre gli stessi rendimenti delle obbligazioni private sono ai minimi di sempre per effetto proprio delle manovre ultra-espansive.

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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