Tassi negativi la più grande minaccia alla stabilità finanziaria mondiale
I tassi negativi imposti al mercato da alcune delle principali banche centrali (BCE, BoJ, SNB, Danimarca, Riksbank) stanno aumentando esponenzialmente le perdite potenziali in cui s’imbatteranno gli attuali possessori di bond, dato che i prezzi di questi titoli sono già altissimi. In qualche caso, a ciò si aggiunge anche un tasso di cambio già forte, come in Svizzera, che crea un mix senza scampo per gli investitori stranieri detentori di titoli con rendimenti negativi.
Tutti i governatori centrali, da Janet Yellen a Mario Draghi, passando per Thomas Jordan e Haruhiko Kuroda, sono consapevoli di avere spinto il mercato verso l’ignoto (le famose “unchartered waters” o “acque inesplorate”) e che ulteriori misure di allentamento monetario non sarebbero sostenibili, se non al costo di distruggere il comparto obbligazionario e di incentivare gli investitori ad assumersi rischi crescenti e potenzialmente disastrosi per la ricchezza di famiglie (risparmiatori, futuri pensionati, etc.) e imprese. Tornare sui propri passi, normalizzando la politica monetaria non è un’opzione credibile in questa fase, perché provocherebbe il crollo dei mercati finanziari e una conseguente recessione delle economie, secondo uno scenario non dissimile da quello del 2008, anzi possibilmente peggiore.
Clienti banche fuggiranno da tassi negativi
Per non parlare di un grande rischio, che nessuna banca centrale vorrebbe correre, ovvero che tassi sempre più negativi riducano i margini delle banche a tale punto, che queste saranno prima o poi costrette a trasferire il costo sui clienti, come segnalano alcuni comunicati ufficiali di istituti europei.
Ma come evitare che i clienti delle banche fuggano, ritirando i loro risparmi per scampare alle perdite, potendo così varare stimoli necessari per sostenere le economie? Costringendoli a lasciare i loro soldi in banca, quale che sia la policy da questa adottata sui conti correnti.