Accertamento invalidità e valutazione nel minore
Nella fascia d’età neonatale e pre-scolare il bambino è quotidianamente chiamato ad una serie di azioni terapeutiche difficili, per le quali necessita dell’affiancamento e dell’intervento dell’adulto che lo aiuti e lo istruisca ad una graduale autonomia.
Viste le difficoltà del minore affetto da Fibrosi cistica nella gestione delle cure e di alcune terapie, l’adulto assume in particolare il ruolo di “controllo e stimolazione”, richiamando all’aderenza alle terapie e monitorando il giusto utilizzo delle apparecchiature durante i trattamenti, nonché adoperandosi per la gestione di tutti gli aspetti burocratici e di controllo (accompagnamento al CRR, rapporti con le istituzioni, reperimento farmaci) e mantenendo infine un ruolo fondamentale nella cura e nella preparazione della dieta alimentare.
E’ evidente, dunque, che il minore con Fibrosi Cistica presenti non solo ”difficoltà persistenti a svolgere i compiti e funzioni proprie dell’età” ma necessiti di un intervento assistenziale “straordinario ” rispetto ad un coetaneo standard in buona salute (cfr Sentenza Corte Cassazione n.11525 del 2006).
Ne deriva, quindi, che la condizione di minore affetto da Fibrosi Cistica deve considerarsi, in ogni caso, tale da perfezionare il requisito medico legale per il diritto all’indennità di accompagnamento.
Accertamento invalidità: valutazione nell’adulto
Con l’età adulta, alla conclusione del percorso di studi e all’ingresso nel mondo del lavoro, i malati di Fibrosi Cistica incontrano frequentemente difficoltà di occupazione, sia per la necessità di dedicare molto tempo alle terapie ed alla cura della propria persona, sia per la necessità che l’ambiente lavorativo sia salubre, curato ed adeguato alle esigenze del singolo malato.
Il collocamento mirato
Per quanto attiene alla valutazione medico legale inerente la L. 68/99 è necessario che le Commissioni competenti pongano la massima attenzione nell’indicare tutte le eventuali condizioni lavorative che possano concausare una evoluzione sfavorevole della patologia ( ad esempio, ambienti lavorativi con presenza di agenti infettivi patogeni, contatto con animali, mansioni di front-office, turnazioni con lavoro notturno…) od ostacolare le necessità terapeutiche quotidiane del paziente.
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Lo svantaggio sociale
Le considerazioni già espresse fanno sì che risulti di tutta evidenza come il paziente con Fibrosi Cistica, a prescindere dall’età e dalla variante genetica, sia da considerarsi in ogni caso portatore di handicap con connotazione di gravità.
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Fonte: INPS – Fibrosi cistica