Accertamento invalidità, valutazione medica dei pazienti affetti da demenze, come anticipato già nell’articolo: Accertamento invalidità, l’INPS fornisce le nuove linee guida, ecco cosa cambia
Riportiamo in breve le linee guida sulla valutazione medica per i pazienti affetti da demenza, pubblicate dall’INPS.
Pazienti effetti da demenza e invalidità
La demenza, in crescente aumento nella popolazione generale, è stata definita dall’OMS una priorità mondiale di salute pubblica: “…nel 2010 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, il triplo nel 2050… e una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8 anni…”.
I principali tipi di Demenza
I principali tipi di Demenza sono la Demenza di Alzheimer (DA), la cui frequenza relativa è del 50%-60% e la Demenza Vascolare, con una frequenza relativa tra il 15%-20%. Negli ultimi anni vi è stata una revisione dei criteri tradizionalmente usati per la diagnosi della malattia di Alzheimer (NINCDS-ADRDA e DSM IV) stimolata dal progresso della ricerca scientifica.
La diagnosi di demenza, indipendentemente dalla causa, è posta quando sono presenti sintomi cognitivi e/o comportamentali che:
- interferiscono con l’abilità di svolgere l’attività lavorativa o le usuali attività;
- rappresentano un declino rispetto ai precedenti livelli di funzionamento e prestazione;
- Non sono meglio giustificati da delirium o disturbi psichiatrici maggiori;
- Il deficit cognitivo è dimostrato e diagnosticato attraverso: informazioni raccolte dal paziente e dalle persone vicine;
- Valutazione oggettiva delle prestazioni cognitive sia clinica che testistica quando l’anamnesi e la valutazione clinica non forniscono una diagnosi affidabile.
Demenza: Valutazione cognitiva e alterazioni comportamentali
La compromissione cognitiva e/o le alterazioni comportamentali interessano almeno due dei seguenti domini:
- abilità nell’acquisire e ricordare nuove informazioni (sintomi tipo: domande e discorsi ripetitivi, smarrimento di oggetti personali, fallimento nel ricordare eventi o appuntamenti, smarrimenti in itinerari conosciuti);
- deficit nel ragionamento o nello svolgimento di compiti complessi, ridotta capacità di giudizio (sintomi tipo: scarsa cognizione del pericolo, incapacità nella gestione delle finanze, scarsa capacità decisionale, scarsa capacità di pianificazione in attività sequenziali o complesse);
- compromissione delle abilità visuospaziali (sintomi tipo: incapacità di riconoscere volti o oggetti familiari, incapacità nell’uso di semplici utensili o nel vestirsi);
- alterazioni del linguaggio (sintomi tipo: difficoltà a pensare a semplici parole mentre si parla, esitazioni; errori di scrittura, ortografia e nel parlare);
- modificazioni nella personalità, nel comportamento e nella condotta (sintomi tipo: fluttuazioni insolite dell’umore, compromissione della motivazione, dell’iniziativa, apatia, ritiro sociale, riduzione dell’interesse per usuali attività, perdita di empatia, comportamenti compulsivi od ossessivi, comportamenti socialmente inappropriati).
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Invalidità demenza: valutazione medico legale
Si ritiene che il momento fondante della valutazione medico legale delle demenze si incardini nel rigore dell’accertamento; in buona sostanza è necessario che emergano:
1) evidenza di declino del funzionamento rispetto a un precedente livello sia dall’anamnesi che da documentazione clinica probante; in questo senso si ritiene che le principali figure specialistiche di riferimento siano i geriatri, i neurologi e gli psichiatri;
2) evidenza di corretto percorso diagnostico che preveda l’esclusione di cause di declino del funzionamento potenzialmente reversibili (dismetabolismi, depressione, infezioni, idrocefalo normoteso, etc.).
In conclusione, al fine di sottolineare l’importanza di un corretto atteggiamento e di una corretta comunicazione da parte degli operatori dell’Istituto, si riporta una raccomandazione fornita dal Comitato Nazionale di Bioetica circa le Demenze e la malattia di Alzheimer: “Il malato di demenza deve essere riconosciuto come persona in ogni fase della sua malattia. La sua condizione d’inconsapevolezza o di difficoltà relazionale non può giustificare alcuna forma di discriminazione e stigmatizzazione“.